Sebastiani urla: “Non ci sto a fare il capro espiatorio… Siamo tutti colpevoli”. Lo dica lui è comprensibile, anche se non accettabile.

Lo dicano quelli che finora lo hanno sostenuto, con il loro atteggiamento servile, consentendogli di fare DA SOLO, tutto quello che ha voluto e potuto in funzione dei suoi lauti guadagni personali bypassando quelli che erano e dovevano essere gli interessi della società volti ad aumentare il prestigioso sportivo e la forza economica aumentandone il patrimonio umano e finanziario, è un atto di stupida volontà di scaricare le colpe del mercante dei colli dicendo che tutti sono colpevoli, quindi, nessuno, è colpevole!

Mi torna in mente un pensiero di Epitteto: “Incolpare gli altri dei mali fatti è tipico di chi non ha educazione filosofica; chi l’ha intrapresa incolpa se stesso; chi l’ha completata non incolpa negli altri né se stesso.”

Certamente il Ferguson collinare non ha questa cultura e privarsi delle responsabilità, attribuendole agli altri, è un’abitudine sempre più comune, ed è qualcosa che la nostra moderna società, per certi versi, finisce con l’incoraggiare.

E in questo errore sono caduti anche alcuni tra i cronisti di lungo corso che, dopo aver taciuto per tutto il campionato, ora si ergono a giudici e addossano, o tentano di farlo, la colpa su tutti.

D’altronde, basta dare uno sguardo a quanto viene condiviso sui principali media locali, Centro e Messaggero: la retorica comunicativa tende molto spesso a deresponsabilizzare, attribuendo agli altri le colpe di qualcosa che non è andato come da previsioni.

Chi ha la tendenza a incolpare gli altri, riesce puntualmente ad elaborare un’accurata analisi dei fatti, individuando criticità, limiti e potenzialità; tutte condizioni che lo porteranno ad attribuire le cause di ogni fallimento o mancato successo esclusivamente all’esterno.  

La massima dello psicologo statunitense Dyer esprime il concetto in modo esaustivo “Dare la colpa ad altri è un piccolo e pulito meccanismo che puoi usare ogni volta che non vuoi prenderti la responsabilità per qualcosa nella tua vita. Usalo ed eviterai tutti i rischi e impedirai a te stesso di crescere.”

Quando Sebastiani incolpa gli altri, immediatamente smette di ritenersi responsabile. Insomma, incolpare gli altri è l’opposto di essere responsabili. E, lo sappiamo bene, essere responsabili significa prendersi carico di ciò che si è fatto e di ciò che non si è fatto, di ciò che abbiamo sbagliato e di ciò che dovremmo correggere.  

Se si attribuisce la colpa a qualcun altro, ci si mette automaticamente in una posizione superiore, facendoci sentire più importanti rispetto a chi ha “sbagliato”, o al “cattivo”.

Non ho la sfera di cristallo e non so come si chiuderà questa avventura calcistica.

So solo che, eccezion fatta per qualche collega, Pier Paolo Marchetti, Massimo Profeta (pur con i limiti che aveva essendo alle dipendenze di un editore amico e socio del presidente), Paolo De Carolis, Luciano Rapa e qualche altro di cui non mi sovviene, al momento, il nome, tutti hanno contribuito a far crescere le certezze del mercante di essere al di sopra di ogni critica e quindi, di poter fare il suo comodo, con il risultato di aver svillaneggiato una intera città, di aver declassato il calcio pescarese, di aver offeso a più riprese la tifoseria, di aver gestito la panchina seguendo la sua “ignoranza” (nel senso di non conoscenza) calcistica, privandosi di personaggi come Zeman e Pillon, di aver ceduto elementi come Marras, Mancuso, Ciofani, Perrotta, Del Sole e il fuoriclasse Machin, di aver operato un centinaio di movimenti di atleti con il solo scopo di incrementare il suo privato portafoglio.

Tuti colpevoli?

No. Personalmente ho cercato, come voce solitaria nel deserto, di far capire certe situazioni in tempo utile, analizzando le varie situazioni da giornalista con cinquant’anni di esperienza, e ho raggiunto solo lo scopo di farmi considerare, dal mercante e dai suoi servitori, “nemico del Pescara”, come se, criticando Sebastiani, avessi criticato il Pescara che è tutt’altra cosa da lui.

Sono un uomo di fede e credo nei miracoli.

Spero ardentemente, da tifoso, che il Pescara, in un modo o nell’altro, si salvi dalla retrocessione, ma nella malaugurata ipotesi ciò non accedesse che non si permetta qualcuno di osare di dire che sono stato il nemico del Pescara… Sono stato il nemico delle nefandezze e delle scellerate operazioni del mercante Sebastiani. che continuerò ad analizzare con fermezza da giornalista professionista libero da lacci assistenziali.

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