Accontentiamoci d’aver passato il turno e lasciamo perdere i commenti tecnici e tattici.
Il Pescara, sul campo, dà l’impressione di un’armata Brancaleone. Ad essere positivi a tutti i costi, oltre al passaggio del turno, accettiamo le prove di D’Ursi, in parte di Pompetti e Clemenza e dello stesso Rauti. Cernigoi è stato baciato dalla fortuna: due palloni arrivati e due reti fatte. Per il resto il buio.
Quasi come una ricetta per la felicità, “Chi si accontenta gode” è uno dei detti popolari più diffusi e spesso pronunciati, specialmente nei confronti di coloro che “hanno troppi grilli per la testa.
In sostanza, “non puoi avere quello che sogni e smettila di sognare e di voler raggiungere i tuoi obiettivi fuori dalla norma”. Come dire, in parole povere, la Serie B, per ora, te la puoi sognare.
In realtà, quest’accezione ha preso il sopravvento rispetto ad altra, decisamente più costruttiva, che la Legge dell’Attrazione annovera tra i passi fondamentali nell’arte del creare la propria vita: quella di saper apprezzare tutto ciò che al momento ci circonda, al fine di agevolare il raggiungimento dei nostri sogni o degli obiettivi ancora più sfidanti nei confronti della norma.
Accontentarsi di poco, limitarsi, non chiedere altro sono espressioni che associamo all’essere in qualche modo perdenti (e il non accontentarsi lo associamo all’essere persona tendente al meglio).
Accontentarsi dunque emotivamente è lontano dall’essere contenti. Ben lo sanno i tifpsi biancazzurri che continuano a disertare lo Stadio. Poco più di duemila presenze per una partita di play off è meno del minimo sindacale...
Accontentarsi implica frustrazione e rinuncia ad inseguire i propri sogni, essere contenti implica gioia e sana ambizione di rendere la vita più vicina a quel che sogniamo.
Non si può trovare soddisfazione intima nel vivere in modo mediocre, se abbiamo dei sogni nel cassetto, di qualsiasi ambito si tratti.
Daniele Sebastiani comincia a mettere a frutto le lezioni serali che prende per cercare di capire il calcio e così si esprime: "Abbiamo sofferto troppo contro una squadra che ha giocato molto bene e ci ha fatto soffrire anche nelle due gare di campionato. Noi ci dobbiamo dare una svegliata. Bisogna fare qualcosa in più. Giochiamo sempre con la palla al piede e mai senza. Corriamo male, a me questo tic e tac non piace e fa impazzire. Ho un’altra visione del calcio. Purtroppo, questa squadra gioca così dall’inizio. Mi piacerebbe vedere una squadra che con tre passaggi arriva in porta. ”
Nulla dice su come è stata costruita la squadra, sulle scelte dei due allenatori, su come sta gestendo la società. Se non ha giocatori capaci di fare lanci di trenta metri precisi, se non ha giocatori capaci di raccogliere quei lanci con stop precisi, se non ha giocatori capaci di saltare l’avversario, deve accontentarsi del tiki taka e sperare nella sua ormai collaudata fortuna.
Mercoledì secondo il Codice di Catarrella, supereremo con il Gubbio il secondo turno... dopo di che vedremo se il culo di Sebastiani ha ancora efficacia.