Intervistato nella sede televisiva di riferimento, Daniele Sebastiani si è trovato, inopinatamente, di fronte ad una domanda relativa al perché Luciano Campitelli non ha dato seguito alla richiesta di entrare nella Pescara calcio. Il giornalista, che non è uno dei soliti reggi microfoni, visto che non rispondeva adeguatamente, gli ha chiesto nuovamente il perché e la risposta del presidente è stata:
“Ma a te che te ne importa?”
Basta questa risposta per dare l’identikit preciso di un parvenu alla ribalta dello sport nazionale e che non ha la cultura necessaria per poterlo fare. Abituato alle interviste di comodo dei soliti lecchini che gli consentivano, reggendogli il microfono, di dar vita alle sue strampalate, disarticolate omelie, una volta posto dinanzi ad una domanda precisa che non è neppure così difficile da non poter dare una risposta esauriente, il nostro Ferguson collinare ha perso le staffe.
Abituato al fatto che molti giornalisti hanno preferito sempre accettare e riproporre trionfalmente e acriticamente le sue bugie offerte come verità, si è sentito tradito e ha perso le staffe.
Il poverino non sa che fare domande anche importanti non significa essere complottisti, ma giornalisti, oltre che buoni cittadini. La deontologia professionale dovrebbe spingere tutti i giornalisti che non vogliano trasformarsi in megafoni del potere o in scrivani di regime, a porre domande e a cercare la verità.
E’ bastata una semplice domanda sulla mancata entrata di Campitelli in società per fagli perdere le staffe. E se gli avesse chiesto dei bilanci tarocchi, dei contratti firmati a centinaia anche per giocatori mai visti a Pescara, se gli avesse chiesto come mai abbia bisogno di un aiutino da parte di Navarra per le spese contingenti, se gli avesse chiesto di come abbia messo insieme un passivo di venti milioni come avrebbe reagito?
Quando si perdono le staffe infatti ci si trova, spesso, ad agire in una sorta di reazione automatica all'evento che ce l'ha scatenata. In un momento di stress quindi il corpo agisce come se ci fosse un pericolo: attaccando l'altro ed aggredendo.
Ma perché questo succede? Perché il nostro mercante si è arrabbiato così facilmente?
A volte le ragioni per cui perdiamo la calma vengono da noi stessi: il non fidarci degli altri, ad esempio, ci pone nella condizione di essere sempre sospettosi nei confronti degli altri; oppure preoccuparsi troppo per le cose che succedono, ci espone ad un accumulo di stress e di tensione che ci porta più facilmente ad esplodere.
Ognuno di noi ha una serie di ragioni interne che lo portano ad arrabbiarsi in determinate situazioni, ed ognuno è più sensibile a situazioni diverse.
Sta di fatto che perdere la calma ci porta a reagire in maniera estrema ed a volte non controllata.
Quando si perdono le staffe infatti ci si trova, spesso, ad agire in una sorta di reazione automatica all’evento che ce l’ha scatenata.
In un momento di stress quindi il corpo agisce come se ci fosse un pericolo: attaccando l’altro ed aggredendo. In quel momento la tensione sale improvvisamente, aumenta il battito cardiaco, l’adrenalina ed il cortisolo, ovvero l’ormone dello stress.
Intanto la società, con le sue solite veline, fa sapere:
Il Delfino Pescara 1936 ringrazia e saluta i calciatori Manuel Gasparini, Romano Floriani Mussolini, Gianmarco Cangiano, Federico Accornero, Salvatore Aloi e Andrea Capone, per il lavoro svolto in questi mesi in Biancazzurro e augura loro le migliori fortune sportive.
Con la presente la società ringrazia anche mister Emmanuel Cascione per la professionalità mostrata e augura buona fortuna per il nuovo percorso sportivo con il San Marino.
Nella settimana decisiva per il futuro del Pescara, Daniele Sebastiani fa il punto della situazione e conferma la volontà di lasciare la società.
Innanzitutto si attende la risposta di Navarra. «Ho inviato una bozza del contratto a Navarra che a breve ci darà la risposta definitiva - dice Sebastiani - C'è l'intenzione reciproca di trovare un punto di incontro. C'era il weekend di mezzo e servirà un po' di tempo in più del previsto per consentire ai suoi consulenti di analizzare la documentazione ed eventualmente modificarla.
L'affare è abbastanza semplice, ho messo a disposizione le mie quote in cambio di liquidità da destinare nelle casse della società per affrontare al meglio la nuova stagione 8tradotto in parole povere ho chiesto un prestito garantendo con le azioni personali).
Ma, al tempo stesso, Sebastiani non può permettersi di interrompere definitivamente i contatti con gli investitori stranieri che potrebbero garantire al Pescara un futuro più solido. Allora bisogna chiedersi, cosa succederebbe se la trattativa con un fondo straniero andasse a buon fine? Semplice, i nuovi proprietari liquiderebbero sia Sebastiani sia Navarra.
Certo è che con questa situazione, con un tesoretto da difendere e da non far scoprire, con un passivo più che preoccupante, con una città compatta nel definirlo il peggiore dirigente mai visto nella storia del calcio biancazzurro, il meno che possa capitare è: perdere le staffe.