Sarebbero diciotto le società coinvolte nelle operazioni legate al caos plusvalenze su cui sta indagando la Covisoc e tra queste il Pescara.  Il presidente Gabriele Gravina ha parlato della situazione legata all'indagine aperta dalla Procura Federale: "Non sono preoccupato per la vicenda plusvalenze perché più che un'indagine di tipo persecutorio è un'indagine conoscitiva. Anche perché si cozzerà sulla solita questione delle valutazioni soggettive o oggettive".

Come dire una tempesta in un bicchiere e ben lo sanno i presidenti che hanno sfruttato le plusvalenze per sistemare i bilanci e non fallire.

Il Pescara ora ha solo il problema del presidente, che dice di voler lasciare e dell’allenatore che, invece, è confermato.

La formazione affidata a Gaetano Auteri arriva da due sole vittorie nelle ultime dieci giornate dopo averne conquistate tre nelle precedenti sei. Sebastiani, per non sconfessarsi, ha scelto di dare ancora fiducia all’allenatore siciliano e la sensazione è che si attenda il mercato di gennaio per dare vera e propria forma ad una squadra che ad oggi una precisa non ne ha.  

Sebastiani attacca e, invece di spiegarsi e scusarsi dice: “Cosa sto pensando? A lasciare la società. Figuratevi se io voglio restare con questo clima che si è creato nei miei confronti. Sapete cosa vi dico? Che già da tempo io stavo lavorando sotto traccia per cedere le mie quote a persone serie ed affidabili. Ma dopo quanto visto domenica mi aspetto che i tifosi che chiedono a gran voce un mio passo indietro si presentino con una proposta concreta. Ribadisco: ci vogliono persone in grado di mettere le firme e che garantiscano un futuro al Pescara. In silenzio già stavo lavorando per trovare degli acquirenti.” E in altre occasioni minaccia di non fare più nulla per il Pescara e che personalmente potrebbe anche fermarsi e non iscrivere la società al prossimo campionato...  

Vorremmo ricordare al presidente che le sue minacce sono aria fritta e danno l’idea di correre dietro il vento: cioè perdita di tempo e fumogeni per nascondere altre realtà.

Il presidente ricordi che dirige una SpA e che se è vero che l’art. 10
della Legge n. 91/1981 introducendo lo scopo di lucro, svincolò definitivamente le società sportive dall’obbligo del reinvestimento degli utili nell’attività sportiva esaltandone il carattere imprenditoriale, con rilevanti conseguenze per l’intero sistema trasformando lo scopo delle società sportive, da ideale a lucrativo, è pur anche vero che se per i troppi debiti e per i mancati incassi ci dovesse essere uno sto di insolvenza la società e il suo presidente fallirebbero.   E proprio in caso di insolvenza si è ritenuto che il titolo sportivo avrebbe natura di bene, qualificabile come il principale bene patrimoniale della società insolvente, che ne giustificherebbe il recupero alla massa del fallimento quale asset aziendale, valutabile economicamente al pari dei diritti di sfruttamento dei marchi e dei segni distintivi dell’impresa.

Come dire, in parole semplici, le minacce stanno a zero.

La legge citata non l’obbliga a reinvestire i guadagni fatti per rafforzare il Pescara e ciò che la città le contesta è proprio questo uso cinico fatto dei tanti milioni incassati in questi anni e investiti in vario modo ma non per fare grande il Pescara.

Quando lei dice lascio perché: “per vivere non ho bisogno del calcio”, la città tutta sa che è vero perché ora, si sottolinea ora, non ha più bisogno del calcio, perché ha già preso dal calcio e sistemato i suoi affari, mentre dalle altre attività antecedenti al calcio, ha preso solo sonore sconfitte, come dimostrato dagli atti giudiziari.  

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