Se Dio c'è, e se è buono, come mai c'è il male?”

Questa è da sempre la domanda che si fanno gli uomini, colti e incolti, e che maggiormente mette alla prova la fede. Parrebbe un paradosso, e molti ne traggono la conclusione o che Dio non c'è, o che non è buono, essendo in tutt'altre faccende affaccendato che non il bene degli uomini. Eppure, se Dio esiste, non può essere che buono, anzi, sommamente buono, perché Dio, per definizione, è il Sommo Bene. E che Dio esiste, è stato dimostrato dai più grandi filosofi, anche prima del cristianesimo: si tratta di uno dei capisaldi del pensiero.

Certo, la cultura moderna ha rimesso in discussione anche le basi del pensiero; è logico che abbia messo in discussione anche Dio. Non sto a ripetere le cinque prove di San Tommaso, né gli argomenti svolti a dimostrazione della sua esistenza da Platone, ad esempio nel Fedone; e neppure parlerò di Aristotele, del Motore Immobile e della Causa Prima. A che scopo voler convincere chi è ben deciso a non lasciarsi convincere, a nessun costo?

All'esistenza di Dio si arriva con la fede, ma ci si può arrivare anche con il ragionamento, purché si sia disposti ad andare dritti al nocciolo del problema, e si lascino da parte sofismi e cavilli. Una mela è una mela, diceva san Tommaso ai suoi studenti; e se qualcuno non è d'accordo, può uscire. Le cose esistono, dunque c'è una causa che le ha fatte esistere; e risalendo a ritroso la catena delle cause, si arriva necessariamente a una Causa Prima, a qualcosa che fa esistere le altre, ma non esiste grazie ad esse; qualcosa che è la causa di tutto, senza essere causato da niente. Questo qualcosa è l'Essere, ossia ciò che ha in sé stesso le ragioni del proprio esistere, mentre tutti gli enti hanno le ragioni del proprio esistere in altro da sé. La statua esiste perché lo scultore l'ha scolpita; il bambino esiste perché i suoi genitori lo hanno concepito e fatto nascere; la Terra esiste perché un grumo di materia del Sistema Solare si è condensato e raffreddato; e così via.

Gli enti partecipano dell'essere, ma non lo possiedono in sé stesso: il loro è un essere derivato, un essere riflesso, di secondo o terzo o quarto grado. Ma è evidente che, se esistono gli enti che hanno l'essere derivato, deve pur esistere l'essere che non è derivato, e possiede l'essere non per accidente, né per partecipazione, ma per essenza. Tale essere ultimo, assoluto, definitivo, è l'Essere; ciò che i credenti chiamano Dio.

I cristiani, poi, a quel Dio, che di per se stesso sarebbe inconoscibile, danno un volto e un nome preciso, perché nel cristianesimo, dopo essere stato annunciato dai profeti, Dio si è fatto uomo, è venuto nel mondo, ha vissuto la vita degli uomini, in mezzo agli uomini, e ha affrontato anche la morte degli uomini, la più dolorosa e umiliante, non una morte signorile e aristocratica, come quella di Socrate, ma una morte plebea, spruzzata di sangue, di dolore di estreme umiliazioni fisiche: la morte di croce, quella riservata agli schiavi ribelli.

Naturalmente, per i cristiani Gesù non è solamente morto, è anche risorto ed è tornato presso il Padre, lasciando però nel mondo aleggiare il suo Spirito, a sostegno e conforto dei credenti. E questo è il secondo Mistero del cristianesimo, dopo quello dell'Incarnazione: il Mistero della Santissima Trinità: come Dio, pur essendo unico, si manifesti in tre Persone, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Infine i cattolici, a differenza dei protestanti, riconoscono due fonti della divina Rivelazione, non solo la Scrittura, ma anche la Tradizione; una sola maniera di leggere e interpretare la Rivelazione stessa, quella del sacro Magistero, che non può contraddirsi o smentirsi mai; due strade, entrambe necessarie, per la salvezza dell'anima, la fede e le opere buone; dei potenti intercessori a favore degli uomini presso Dio: gli Angeli, i Santi e soprattutto la Vergine Maria, la Madre di Gesù Cristo e perciò anche Madre di Dio; e dispongono del dono prezioso, inestimabile, del libero arbitrio, con il quale riconoscere e fare il bene, ed evitare il male, sempre con l'aiuto indispensabile della Grazia divina (mentre Lutero, non scordiamocelo mai, nega addirittura il libero arbitrio).

Per i cattolici il vero mediatore tra Dio e gli uomini è Nostro Signore Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, il quale, al dire dell'Apostolo S. Paolo, nel cielo intercede sempre per noi, come nostro avvocato ed intercessore presso il Divin Padre; tuttavia Dio vuole che anche i Santi che con Lui regnano intercedano per noi, ci ottengano dalla divina misericordia doni e favori, primi, fra tutti, gli Angeli, i quali, essendo a Lui più vicini e più grati, possono con maggior frutto intercedere. Ora tra gli Angeli, il primo intercessore per l'uomo è l'Arcangelo Michele, il quale con maggior sollecitudine chiede e con maggior celerità ottiene all'uomo i favori di Dio. Egli - al dire di S. Pantaleone - si fa mediatore presso Dio per i peccatori, e con voce potente come uno squillo di tromba, implora pietà e perdono.

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