Ci sono delle espressioni dialettali che mi fanno impazzire per la loro capacità di sintetizzare in poche parole una situazione di fatto che, per i logorroici, rappresenterebbe motivi di fiumi di parole gettate al vento.
La Pescara calcio si ritrova, nella fase finale del torneo, senza il suo allenatore per motivi di salute; ha in panchina il suo sostituto ma non sa se dargli fiducia o meno; si guarda attorno per trovare qualcuno disposto a traghettare la squadra fino alla fine del torneo, ma ci sono ancora speranze nel cercare di vincere i play off, e vorrebbe tentare la sorte; trovare un allenatore bravo in queste situazioni è più che difficile, quanto meno di chiede una garanzia anche per il prossimo campionato...
La situazione è di non facile soluzione, specie quando il presidente, che ha fatto gli acquisti, le cessioni, e si è pavoneggiato per la sua grande abilità di mercato, confermandosi solo un mercante del calcio e talmente presuntuoso da credere di poter contrabbandare ad una città intera una squadra discreta ma nulla di più, per definire con una parola il momento, ti aiuta il dialetto: ’N s’affronda.
Nel corso della vita di ogni persona si presentano inevitabilmente momenti di sfida, insuccessi e perdite. Questi momenti sono universali e ineludibili. Tuttavia, la reazione delle persone a tali circostanze può variare grandemente. Di fronte a queste difficoltà gli individui tendono a “dividersi” in due distinti gruppi: ci sono coloro che si sentono sopraffatti e soccombono sotto il peso delle circostanze e poi ci sono coloro che, nonostante la paura di non farcela, trovano la forza di rialzarsi e continuare il loro cammino.
In entrambi i casi la paura di non farcela è una componente comune ma ciò che realmente distingue questi due gruppi è il modo in cui gestiscono tale paura. Le esperienze di vita di un individuo e le sue reazioni passate a queste esperienze giocano un ruolo fondamentale in questa distinzione. Ad esempio, una serie di fallimenti può influenzare profondamente l’approccio di una persona alle sfide future.
Tuttavia c’è un elemento incoraggiante in questo scenario: la capacità umana di apprendimento e adattamento è continua. Le ricerche nel campo delle neuroscienze hanno dimostrato che il nostro cervello non è statico ma in grado di apprendere e adattarsi per tutta la durata della nostra vita. Questo significa che, indipendentemente dalle esperienze passate e dalla paura di non farcela che queste possono aver generato, abbiamo la capacità di sviluppare nuove strategie e approcci per affrontare le sfide superando le limitazioni imposte dalle nostre esperienze precedenti.
In definitiva, la paura di non farcela può essere affrontata e superata attraverso l’apprendimento continuo e l’adattamento permettendoci di crescere e svilupparci nel corso della vita.
Eppure noi siamo in un certo senso, gli “architetti” del nostro destino e possiamo scegliere di vivere piuttosto che sopravvivere affrontando la paura di non farcela e le varie sfide che la vita ci pone davanti. Ma ci vorrebbe la giusta umiltà, che implica una decisione conscia tra diverse soluzioni per poter assumere la giusta posizione per risolvere in modo positivo la situazione.
Ci rendiamo conto che per Sebastiani è dura dover ammettere di aver fatto i conti sbagliati; di aver ecceduto nel pensare a se stesso piuttosto che al bene della società; di aver preteso di operare sul mercato come un professionista delle valutazioni tecniche ed umane dei giocatori, in definitiva di aver pensato di poter fare meglio di chi ha le competenze professionali necessarie per fare il mercato calcistico. Spinto dalla sua ingordigia in questi ultimi anni ha tradito le attese dei tifosi prendendo una società dalla Serie A e con un passivo accettabile l’ha portata in Serie C e con un passivo molto pesante.
Eppure continua per eccesso di autostima a confezionale soluzioni che, ai veri tecnici, appaiono come “cazzate” che potevano essere proposte solo con l’appoggio colpevole di alcuni elementi della stampa locale che hanno sempre inneggiato al grido di “evviva per il signor presidente” ad ogni sua operazione presentando ai tifosi come campioni dei ragazzi che hanno, sì del talento, ma che debbono essere lasciati crescere.
Il problema è che il nostro Ferguson collinare credeva di poter spremere ancora il mercato a uo vantaggio e di potersi ugualmente garantire un torneo vincente con un maestro del calcio come Zeman.
Certamente Zeman è bravo, anche se ora ha problemi, per fortuna superati, di carattere fisico, ma non può trasformare una squadra di giovani inesperti in un complesso idoneo per vincere un campionato di Serie C.
Gli errori fatti da Sebastiani li abbiamo evidenziati nel corso di questi mesi con il risultato di essere tacciati, da lui, come “nemici del Pescara” e non come “suoi critici”, con il risultato che le prime vittorie conquistate perché Zeman è partito a razzo, mentre le altre squadre avevano preparato un programma di lavoro a lungo termine, lo hanno fatto ancor di più crescere nella sua autostima tanto da credere veramente di essere diventato “un laureato in scienze calcistiche” e di poter fare a meno dei veri “liberi” professionisti.
E così i tifosi pescaresi si trovano di fronte ad una situazione che ... : ’N s’affronda.