Come non avere delle vibrazioni solenni in cuore ricordando quella data e quell’ora: Alle 3:32 del 6 aprile 2009 il sisma che ha colpito la città e altri 56 comuni.  Per motivi di lavoro ma anche, e soprattutto, per motivi anagrafici, non ho potuto assistere di persona alla fiaccolata commemorativa delle 309 vittime che, dopo una sosta davanti la Casa dello studente, si è conclusa in Piazzale Paoli dove si trova il Parco della Memoria con una partecipazione di circa 1400 persone. Il Comune dell’Aquila, con la partecipazione dell’Associazione familiari vittime del terremoto, ha organizzato l’iniziativa a cui ha preso parte il sindaco Pierluigi Biondi insieme ad altri rappresentanti dell’assise civica e delle Istituzioni nazionali, regionali e locali.
Il braciere, installato all’interno della fontana che si trova al centro del memoriale, è stato acceso da due giovani aquilani, nati nel 2009, anno del terremoto, ed entrambi frequentanti il conservatorio “A. Casella” del capoluogo abruzzese, Elisa Nardi e Tommaso Sponta, mentre il fascio di luce in memoria delle vittime è stato acceso dal cortile della sede municipale di Palazzo Margherita a causa dei lavori di ripavimentazione in corso a Piazza Duomo.

Sono passati quindici anni e il ricordo è ancora vivo. Ho preso dalla mia libreria il volume “L’Aquila come te ... si rialza in volo” di Mario Perrotti e lentamente, ho sfogliato quelle pagine ristudiando e rivivendo nel cuore tutti i miei momenti aquilani.

Una città, l’Aquila, che mi accolse con rispetto, prima e con vera amicizia dopo.

Ho passato i sette anni più importanti della mia vita all’Aquila dove sono stati concepiti i miei primi quattro figli (Marco, Fabio, Laura e Beatrice) anche se poi nati a Roma, eccezion fatta per Bea che è aquilana a tutti gli effetti.

Come non avere sussulti dell’animo guardando le foto dell’Aquila colpita dal terremoto e realizzate dal noto fotografo romano, oggi, ma aquilano da sempre, Mario Perrotti.

Sfoglio le pagine e ogni foto mi racconta un episodio della mia vita.

Mario Perrotti non poteva conoscere i miei ricordi aquilani ma è come se un “consigliere” lo avesse indirizzato a fotografare certi luoghi e alcuni scorci aquilani che fanno parte della mia vita.

Il terremoto di quindici anni or sono, nella notte tra il 5 il 6 aprile, sconvolse L’Aquila e il territorio circostante, strappando alla vita 309 persone.

La distruzione si abbatté sul centro storico, sulla periferia, sui borghi vicini, lasciando tutta la Comunità nazionale attonita e sconvolta.

Il Paese seppe reagire, mobilitando tutte le proprie energie, mentre gli abitanti dell’area colpita dal sisma trovarono la forza per iniziare a ricostruire le case, i luoghi di lavoro, le scuole, per recuperare, per quanto possibile, le bellezze artistiche.

Osservo e apprezzo ogni sfumatura delle foto di Mario e ancora di più l’arte di questo artista mi riempie, oggi, l’animo di una serenità tutta particolare.

Una serenità che mi viene dal vedere come l’Aquila abbia saputo davvero riprendere il volo come profeticamente aveva previsto Mario.

Dopo l’accensione del braciere, al Parco della Memoria, è stata data lettura dei nomi delle vittime del sisma e nella chiesa di Santa Maria del Suffragio, in Piazza Duomo, si è svolta la Santa Messa presieduta dall’arcivescovo metropolita dell’Aquila il cardinale Giuseppe Petrocchi con lettura dei nomi durante la preghiera eucaristica.

Prima della benedizione, il primo cittadino ha dato lettura di alcune sue riflessioni personali contenute in un messaggio rivolto alla cittadinanza. Alle 3:32, ora del terremoto del 6 aprile 2009, la campana della chiesa  ha suonato 309 rintocchi in onore di quanti hanno perso la vita quindi anni fa.
  “La rinascita dell’Aquila è la rinascita di un pezzo di noi stessi. Quindici anni fa siamo stati feriti ma abbiamo saputo rialzarci e tornare più forti”. Lo ha affermato Giorgia Meloni in un passaggio della dichiarazione in cui ha ricordato che “oggi l’Italia rende omaggio alle vittime del terremoto e si stringe alla comunità aquilana e abruzzese, a chi quella notte ha perduto gli affetti più cari e a tutti coloro che, con tenacia e determinazione, hanno contribuito alla rinascita della città”.
Le immagini dei servizi televisivi di oggi e gl’interventi ufficiali, insieme alla visione delle foto di Mario Perrotti, mi hanno regalato delle emozioni particolari perché con. le sue foto Mario ha avuto   l’abilità di raccontare la vita con uno scatto, un click che ti fa scoprire tutto un mondo, la vita!

Basta un attimo e il gioco è fatto: in una frazione di secondo la luce attraversa l’obiettivo e lascia un segno sulla scheda digitale e fissa un momento della vita che scorre.

Il mondo cambia senza sosta, non è più quello di prima e non gli assomiglierà più.

La mia Aquila del 1971 non è più, anche se è dentro il tessuto connettivo dell’Aquila di oggi. Per questo motivo apprezzo ancora di più l’arte fotografica: Lo scatto affronta la realtà cangiante e mutevole, se ne fa carico per conservarne in futuro un’immagine, ma la riproduzione si rivela diversa dalla realtà originaria, non è mai un semplice riflesso di quanto abbiamo visto: chissà come, forme, trasparenze, ombre non sono quelle di una volta, un gioco magico le fa variare, oscillare, diventare altro.  

La fotografia seziona e scompone in tanti frammenti, ognuno dei quali però appartiene ad un intero, e dovrebbe darne la sensazione complessiva.

In fondo la vita stessa è una trama piena di dettagli. Mario va oltre il bordo della singola immagine, oltre il suo limite. Come se la realtà fosse scomponibile in tante miniature, ma ciascuna potesse raccontare qualcosa delle altre, non rinunciando all’appartenenza al tutto.

Grazie Mario, il tuo libro è una testimonianza vera di amore e di professionalità. 

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