“Barba”, l’amico degli amici

ossia il compagno dei compagni

Facebook, a volte, ti regala delle emozioni particolari e impreviste. Sento il bip di una notifica in arrivo, apro e trovo questa foto, che pubblico che ritrae mio padre Giuseppe, meglio conosciuto come Barba dalla Pescara degli anni Trenta in poi.

Foto emblematica per me che ho vissuto, sempre “attaccato” a mio padre, tantissime esperienze delle sue giornate lavorative sulla spiaggia all’altezza del Palace Hotel, oggi Esplanade, che si chiama stabilimento Lido Beach.

Durante i mesi estivi papà esercitava la sua “professione” di fotografo sulla spiaggia con il suo treppiedi a cassetta, mentre in quelli invernali postava a fianco del Monumento ai Caduti ove oggi è collocata la Nave di Cascella.

I mesi estivi ero tutto il giorno con papà Barba dal mattino presto sino alla sera ed ero coinvolto in tutti i suoi incontri che erano numerosi. Come nella foto, papà era sempre attorniato da giovani studenti universitari che disquisivano con lui di politica, arte, di avvenimenti che colpivano la loro fantasia.

Era un punto di riferimento per moltissimi e ricordo che tanti professionisti pescaresi che, poi, negli anni, ho frequentato come giornalista, mi ricordavano “le belle chiacchierate con Barba” che era considerato, sia per l’età, sia per le tante esperienze vissute, una sorta di maestro di vita.

Papà faceva il fotografo per necessità dopo che aveva trasformato il suo hobby in un lavoro per far vivere la sua famiglia che, al momento, era formata da mia madre e mia sorella, insomma, eravamo in quattro. I figli di primo letto, uno, Enzo, era morto in guerra a ventuno anni e le due sorelle erano sposate e vivevano una loro vita indipendente dalla nostra.

Mio padre prima di essere “confinato” a Pescara per motivi politici era stato un ufficiale di marina con stanza a Trieste, città da lui sempre amata, e dove erano nati i miei fratelli frutto del suo primo matrimonio.

A Pescara cercò lavoro presso la Farmaceutica Bucchi (oggi non c’è più) e poi presso il Credito Marittimo diventato poi Credito Italiano e oggi Unicredit. Appena prendeva servizio arrivava il telegramma da Roma di Starace a dire che la persona non era gradita anche perché, comunista dal 1921, scissione di Livorno, non intendeva prendere la tessera del partito fascista.

Per lui fu gioco forza inventarsi un lavoro autonomo e visse per decenni sulla spiaggia, cotto dal sole che gli aveva disegnato un volto pieno di rughe e dal colore del cuoio brunito. Ma bastava aprisse bocca e parlasse, con quel suo italiano forbito, al quale i giovani colti pescaresi non erano abituati, per far sì che ammaliasse gli ascoltatori e poi, in aggiunta, la sua grande esperienza vissuta in politica attiva, faceva sì che per i giovani leoni pescaresi, che si sentivano di contestare in qualche modo la società in cui vivevano, fosse una sorta di punto di riferimento, una fonte in cui abbeverarsi di sapere.

Ed io, piccino, stavo lì ad ascoltare e ad assimilare i vari racconti e le sue esperienze che tanto mi sono stati utili nella mia crescita professionale.

Questa foto mi è arrivata all’improvviso da Giuseppe Marchesani e mi ha aperto un mare di ricordi e di fantastiche sensazioni, grazie di cuore Peppi’.

Una foto che mi ricorda come mio padre fosse sempre tra i giovani, giovane anch’egli di spirito, ma vecchio di esperienza vissuta.

Qualche decennio fa incontrai per Corso Umberto il signor Guerzoni, campione di nuoto, e riparlammo di mio padre… chissà chi sono gli altri. Se qualche familiare li riconoscesse, mi piacerebbe conoscere i loro nomi: ragazzi che hanno vissuto vicino a mio padre molte stagioni della loro vita.

  

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