Rientrato dalle ferie è ripreso il mio incontro per la colazione del mattino al bar Napoli con Ezio che è il mio “consulente marittimo”. Dopo le tante notizie che stanno evidenziando come il mare a Pescara sia in difficoltà gli chiedo:
“Com’è il mare a Pescara?”
“Nelle acque antistanti il Lungomare di Pescara l'inquinamento batterico è di 12 volte superiore al limite massimo consentito. Purtroppo, ma per fortuna, l'inquinamento in questione è del tipo batterico, proveniente dagli scarichi delle fognature e non chimico, proveniente da chissà quale discarica di veleni.”
“In questi giorni si è parlato, e se ne parla tuttora, della mucillaggine e dei danni che ne derivano.”
“La mucillagine tecnicamente non è “inquinamento”, perché non è uno scarto di qualche attività industriale: al contrario, è una sostanza del tutto naturale.
Pur non essendo pericolosa di per sé per la salute dell'uomo, la mucillagine può creare un microhabitat nel mare che può favorire condizioni di crescita e proliferazione di diversi microrganismi, inclusi patogeni umani.”
“Quanto dura la mucillagine nel mare?”
“Le bolle di aria in acqua, ovviamente tendono a galleggiare, vanno verso la superficie e si dissolvono in breve tempo, ma, in alcuni casi possono avere la durata di parecchie ore fino a qualche giorno.”
“Cosa succede se faccio il bagno con la mucillagine?”
“Senza fare alcun tipo di allarmismo, dobbiamo essere prudenti: non è salubre fare il bagno in presenza di mucillagini, sia per eventuali irritazioni della pelle che per i batteri patogeni, che anche se in presenza modesta tale da rendere le acque balneabili, salgono di concentrazione in presenza di mucillagini””
“Perché c'è la mucillagine nel nostro mare?”
“La bassa salinità tipica dell'acqua di questa zona aiuta il proliferare di fitoplancton e mucillagine, e in questo caso non è un fattore solo “fisiologico”.
Ezio ho letto che la coltivazione delle cozze sta subendo dei danni notevoli proprio a causa della mucillaggine. A Pescara c’è una zona riservata all’allevamento delle cozze?”
“Sì certo. Tutti pensano che le zone più importanti siano ai Trabocchi e a Vasto ma anche qui abbiamo un impianto importante nella zona Nord di Pescara. Per quanto riguarda la moria di questi mitili debbo dirti che la mucillagine, la siccità e il riscaldamento delle acque marine sono le tre criticità che nelle ultime settimane stanno mettendo in ginocchio gli impianti di molluschicoltura della Costa dei Trabocchi e di Pescara.
Per questa ragione, l’organizzazione di produttori, ha inviato una nota al presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, all’assessore regionale alla pesca, Emanuele Imprudente, ma anche all’Arta, all’Tic-Cnr, alla Direzione Marittima di Pescara e alla Capitaneria di porto di Ortona, chiedendo un incontro urgente: “Per verificare e stabilire al più presto i provvedimenti da adottare, anche allo scopo di avviare processi amministrativi in grado di riconoscere lo stato di difficoltà degli operatori e mettere in campo interventi a sostegno del settore.”
“Ezio, negli anni passati ero diventato esperto nella pesca, si dice così? dei cannolicchi. Ne prendevo a centinaia e ricordo che mia moglie preparava delle cene succulenti con i cannolicchi gratinati.”
“Sì, anche per i cannolicchi si può usare il termine di pesca. I cannolicchi o cappelunghe che i britannici chiamano ‘razor fishes’, sono molluschi bivalvi. Vivono nella sabbia fine, in scanni naturali, a una profondità inferiore ai 3 metri. Erano reperibili tutto l’anno, ad eccezione del periodo di fermo biologico. Il loro periodo di riproduzione è tra aprile e maggio.
Perché non si trovino più a Pescara credo di poter dire che la presenza delle scogliere li ha allontanati dalle acque basse e, probabilmente, al largo ci sono perché, dopo alcune mareggiate, se ne trovano spiaggiati lungo la riva.”
“Ezio, siamo in periodo di fermo pesca, (ndc agosto) è il periodo giusto per farlo?”
“Quando si pratica un’attività come la pesca si deve tenere conto di una svariata serie di fattori che riguardano, ad esempio, le modalità con cui viene praticata, l’impatto sull’ambiente, gli sprechi che vengono fatti, quanto inquinamento viene prodotto, ma soprattutto bisogna tener conto di quanto si incida sulla risorsa primaria stessa, cioè il pesce: è infatti molto importante che l’attività di pescherecci e affini sia regolamentata, al fine di favorire una ripopolazione naturale del pesce, ed è proprio a questa esigenza che il fermo pesca risponde.”
“Chi lo decide?”
“Innanzitutto, il fermo pesca è un provvedimento legislativo istituito dal governo italiano, al fine di regolare la pesca durante i periodi riproduttivi dei principali organismi marini oggetto di commercializzazione. Quanto ai periodi in cui opera, non esiste un momento unico per tutto il paese, in quanto l’obbligo di arresto temporaneo della pesca varia a seconda delle regioni e delle coste, ma esiste comunque una costante, nel senso che, solitamente, il fermo pesca segue i periodi riproduttivi delle specie marine, quindi si concentra principalmente in estate, fino ad arrivare all’autunno in alcuni casi.”
“Per concludere, visto che devi andare al lavoro, quali sono i periodi riproduttivi?”
“I periodi riproduttivi risultano essere 93 in inverno (32,86%), 180 in primavera (63,60%), 152 in estate (53,71%), 77 in autunno (27,20%),
“Bene, mio caro amico consulente marittimo, grazie di tutto, tu vai a scuola e io farò una passeggiatina con Maggie e poi cercherò di scrivere qualcosa riportando le notizie utili che mi hai dato e che potrebbero essere utili per i miei lettori del Blog. Ciao, grazie e a presto.”