Fa la corsa o la passeggiata? La domanda è d’obbligo per capire dove si vuole arrivare. Correre è un’attività con un rischio di infortuni piuttosto elevato; ogni volta che si appoggia il piede, dopo una piccolissima fase di volo in cui entrambi i piedi non toccano il suolo, il nostro corpo deve attutire il carico stressando in questo modo le articolazioni, i tendini, i muscoli e i legamenti. Proprio per questo motivo, tantissimi sono i runner che nel corso della loro pratica sportiva hanno avuto almeno un infortunio, più o meno grave, a carico dei muscoli degli arti inferiori.
Camminare, invece, è un esercizio che comporta una bassissima probabilità di infortuni: solo l’uno per cento di chi cammina si infortuna. Questo a causa del minor impatto con il suolo che implica la camminata rispetto alla corsa.
Al di fuori della metafora precisiamo che correre significa fare una rosa competitiva e, quindi, capace di arrivare al risultato pieno che è la promozione in Serie B. Camminare, invece, significa fare una rosa tranquilla, di poche spese, di relativo impegno, di prestiti, di scommesse su giocatori da reinventare il che porterebbe ad arrivare sì, ma dopo che gli altri hanno chiuso i giochi, e quindi accontentarsi di una pacifico campionato di Serie C con relativa permanenza sperando solo nel miracolo della Serie B a due gironi, cosa di cui si va discutendo da tempo, o di essere ammessi ad una Super C che dovrebbe essere il “cuscinetto” tra la Serie C e la B.
Quindi sarebbe bello sapere se in mente Sebastiani ha un programma di corsa o di passeggiata.
Ad esaminare quanto fatto finora c’è da credere che lui propenda per una salutare e poco costosa passeggiata.
È stato dimostrato che i runner si erano mantenuti più in forma dei footer mantenendo nel tempo massa corporea e girovita migliori rispetto agli altri. Questo per i ricercatori accade non perché la corsa faccia, a parità di tempo, bruciare più calorie, ma per l’effetto che questa ha sul senso di fame. A quanto pare infatti, chi corre assume meno cibo, circa 200 kcal in meno, di chi cammina.
Uscendo ancora dalla metafora posso ben dire che Sebastiani preferisce essere un footer piuttosto che un runner in quanto lui ama “mangiare” molto e non si sazia mai. Quindi, secondo la filosofia sebastianea, meglio camminare che correre, come dire, meglio una squadra fatta di prestiti e di giocatori pronti per il carrello dei bolliti, piuttosto che una rosa competitiva, costosa e con margini di guadagno ridotti.
C’è gente, come Sebastiani, che passa molta parte della propria vita a cercare di accumulare: oggetti, sogni, denaro, forze. Tutti tesi a “risparmiarsi” per quello che sarà il momento in cui potrebbe godere i frutti di quel che ha accantonato a spese degli altri che, poi, non sono che i clienti tifosi sempre pronti, per la maglia, a fare ogni sacrificio e ad accettare che qualcuno li sfrutti, purché dia loro il contentino di una squadra che, seppure perdente, scenda in campo e accenda la miccia del tifo.