Milano Finanza certifica che la nostra serie A si è rivelata il terzo settore industriale in Italia. Il conto valore degli asset acquistati (i cartellini dei calciatori) è risultato inferiore soltanto a quello degli Enti Pubblici e istituzioni finanziarie. Uguale importanza ha il calcio nel resto dell’Europa. Si ha così la conferma di quanto ormai il business del pallone sia tra i più importanti nel Vecchio Continente
Le nostre istituzioni spendono non poco, ma il calcio tira. E questa è una prova lampante. L’Italia e il mondo del pallone, un binomio inossidabile…Ma anche in un altro Paese, preso di mira da Sebastiani, l’Ungheria, le cose vanno su questo binario.
Da quasi 10 anni il premier ungherese investe nel pallone per rendere il Paese un punto di riferimento per lo sport dell’est Europa. Ma la maggior parte dei finanziamenti finisce nelle mani di pochi imprenditori vicino al governo.
Hanno dato i calendari anche della serie C Girone B e ho ascoltato commenti a dir poco folli da parte di tifosi che non riescono ancora a capire che sono le vittime di un calcio che non è più quello amato da noi ragazzi e che sono quotidianamente sfruttati da dirigenti che de3l calcio amano solo i soldi: fanno affari per centinaia di milioni ma dei tifosi se ne fregano altamente pensando solo a come dividersi il malloppo.
Pretendere amor di patria da dirigenti come Sebastiani, arricchitosi in modo osceno gestendo a suo modo il calcio biancazzurro, è veramente da citrulli, ed è indecente mettere in relazione i successi del calcio con i valori di una città e della sua società. Per tornare a godere del gioco del calcio e per vivere dignitosamente la passione sportiva, l’unica cosa da fare è quello di fare un modo che il calcio torno a essere uno sport, e non un lavoro gestito da società per azioni.
Le società sportive devono tornare a gestire il calcio, soprattutto in Serie B e C, costruendo le squadre esclusivamente con proprie scuole di calcio, i cui giocatori devono sapere fin dall’inizio che non possono essere né comprati né venduti ad altre squadre.
Le attuali figure dei presidenti miliardari che usano il calcio per far affari e politica verrebbero a decadere, sostituiti da appassionati ed ex-giocatori, con una forte democrazia interna per ogni carica elettiva, con la gestione e la proprietà degli stadi che devono diventare impianti vivi tutti i giorni, autogestiti, e indipendenti economicamente.
Oggi il calcio è pura ideologia, nel senso che trasmette nel profondo, soprattutto ai giovani, disvalori quali la dittatura del denaro, la sudditanza al presidente miliardario, l’illusione di vincere, la violenza come reazione alla sconfitta, l’odio per gli avversari.
Mi si dirà che da sempre nel calcio c’è stata violenza, che da sempre ci sono stati i presidenti ladri, che da sempre ci sono state le aberranti situazioni delle partite vendute, ma mai come in questo ultimo decennio il calcio è diventato una fogna.
Solo i tifosi possono dare uno strattone al sistema. Puniscano con la loro assenza i presidenti manipolatori e mercanti, non facciano abbonamenti se non dopo aver avuto un programma di massima del presidente e che ad esso si deve attenere. Si pretenda di avere in società un rappresentante della tifoseria anche solo come uditore, cioè senza diritto di voto. Oppure si pretenda che la società metta a disposizione delle azioni che un club che rappresenta la tifoseria, a Pescara, per esempio, i Rangers, può acquistare con soldi suoi messi a disposizione dai tifosi stessi. Ultimamente il governo italiano sembra studiare riforme normative per far facilitare l’azionariato popolare aprendo all’idea di fare entrare maggiormente i tifosi nel CDA della società, agendo anche con incentivi fiscali. Insomma bisognerebbe trovare Sistemi più radicati nel territorio rispetto a quello del singolo imprenditore che, per amore (non è il nostro caso) o per attività mercantile, si prende in carico una squadra di calcio utilizzando i tifosi come spettatori delle sorti di una squadra e come clienti da “sfruttare” in tanti modi possibili.
