Un proverbio cinese cita: “A chi sa attendere, il tempo apre ogni porta”,

rimandando l’importanza di una virtù, quella della pazienza, ormai quasi dimenticata; oggigiorno non si riconosce più alcun valore alla pazienza, nonostante essa sia essenziale nei rapporti interpersonali e di grande efficacia nella quotidianità.

È chiaro che ogni situazione è a sé, ovvero ci sono circostanze in cui il disagio è comprensibile poiché l’attesa è legata ad eventi particolari ma spesso si vivono con insofferenza anche momenti di routine quotidiana.  

In questi casi, appunto, il segreto sta proprio in questo: nella capacità di resistere alla tentazione di riempire a tutti i costi il “vuoto” che quell’attesa comporta; parliamo della dimensione del “non fare”, del “non intervenire”, della capacità di osservare ed osservarsi senza aspettative e idee preconcette. Solo in questo modo potremmo trasformare un momento di stasi, in un atto di attenzione verso noi stessi.

Non parlo quindi di rassegnazione o passività, ma piuttosto della capacità di gestire le situazioni più disparate con lucidità, senza perdere la calma, adottando un atteggiamento costruttivo. L’eclissi della pazienza è dovuta infatti anche ad un errore di interpretazione: spesso essa viene confusa con l’inerzia, la sconfitta, la resa passiva.

Al giorno d’oggi si è portati a credere che il tempo meriti di essere vissuto solo se adrenalinico: il rischio, in amore così come nella professione, è che tale velocità ci porti a compiere errori di valutazioni enormi, spingendoci magari a chiudere una relazione che avremmo potuto salvare o a compiere azioni impulsive che fondamentalmente non corrispondono al nostro modo di essere. I mass media spesso non sono di aiuto in questo senso, poiché non di rado propongono prototipi di successo immediato che fungono da modello per molti giovani, facendo passare il messaggio che si possa ottenere ciò che si desidera senza alcuno sforzo.

Finalmente, pare, l’attesa si concluderà a giorni.

Il nostro non amato Ferguson collinare ha detto che il pacco sarà aperto nelle prossime ore e saranno evidenziati tutti i movimenti che lui e i suoi collaboratori hanno in animo di fare per la gioia dei tifosi dimostranti.

In gergo napoletano “fare il pacco” vuol dire imbrogliare, vendere qualcosa di fasullo, azione quasi da prestigiatore. Il pacco di cui parliamo ha altri scopi, altre finalità, è un pacco ribelle, un pacco che prende in giro il significato stesso di pacco. Ma l’educazione del nostro mercanta è tale da non far pensare ad un pacco napoletano ma ad un passo sebastianese.

Se poi ci siano molte differenze non lo so, certo è che il pacco sarà aperto e sapremo tante cose: nuovo allenatore, nuovi soci, quanti milioni di budget saranno disponibili per fare il prossimo campionato di Serie C, quali giocatori di prestigio metteremo sotto contratto, e via di questo passo.

Per quanto riguarda il nome del prossimo allenatore del Pescara, al momento sembra essere un testa a testa tra Attilio Tesser e Fabio Caserta, ma non può essere scartato a priori un terzo nome , quello di Cristian Brocchi, già alla corte del mercante.

 A breve la Lega Pro ufficializzerà la composizione dei gironi che per la quarta stagione di fila verrà effettuata secondo un criterio geografico orizzontale, cioè dividendo l'Italia in nord (girone A), centro (girone B) e sud (girone C).

Secondo l'ipotesi più probabile nel raggruppamento B, quello in cui sarà inserito il Pescara, dovrebbero esserci Arezzo, Ascoli, Campobasso, Carpi, Gubbio, Legnago, Lucchese, Perugia, Pianese, Pineto, Pontedera, Rimini, Sestri Levante, Spal, Ternana, Torres, Virtus Entella, Vis Pesaro e Juventus Next Generation (o Atalanta Under 23). Ebbene, tra i 19 club che faranno compagnia al Pescara, quasi tutti hanno annunciato il nome dell'allenatore. Oltre al Delfino manca all'appello solo l'Ascoli. 

Intanto continua la contestazione ad oltranza a Pescara e nel piazzale antistante la Curva Nord circa 400 tifosi si sono ritrovati per l'adunata pubblica convocata dagli ultras, la seconda dopo quella del 30 maggio scorso.
La strategia è quella di andare avanti con la contestazione ad oltranza e sabato prossimo ci sarà una nuova manifestazione, stavolta in piazza Salotto. Se i tifosi dovessero ottenere i permessi necessari, il corteo potrebbe giungere fino alla sede del Comune.

Siccome in molti pensano che queste manifestazioni siano solo di carattere folcloristico perché nessun privato, non socio della Società Delfino Pescara 1936, può chiedere l’allontanamento del presidente, è bene chiarire cosa si prefiggere la tifoseria organizzata:

- Rendere platealmente noto, non solo ai cittadini pescaresi, che il signor Sebastiani non solo non è più gradito ma anche è anche fortemente mal accetto dai tifosi organizzati.

- Fargli terra bruciata attorno, il che significa far sapere a tutti coloro che volessero intraprendere una qualche collaborazione con il mercante che avranno contro migliaia di sostenitori biancazzurri.

- Colpirlo dove è vulnerabile: la saccoccia, il che porterebbe a non sottoscrivere gli abbonamenti per la stagione successiva e a non presentarsi sugli spalti per tutte le gare interne.

Insomma, una situazione paradossale e, se volete, angosciante.

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