In questi giorni c’ è uno striscione che dice: Non mi abbono.
Si tratta, manco a dirlo, della Pescara calcio e del fatto che molti tifosi sono arrabbiati per la gestione societaria e per il comportamento del Ferguson collinare e chiedono ai colleghi di non abbonarsi perché solo minacciandolo con la mancanza di introiti certi e anticipati si potrebbe riuscire a farlo ragionare.
Alcuni tifosi con un indice di rabbia meno rosso, dicono: Abboniamoci per la squadra, per la maglia, altrimenti pagheremo di più acquistando i biglietti volta per volta.
Chi chiede di punire il mercante riducendo la disponibilità dei “piccioli” ha ragioni da vendere.
Infatti, non è vero che abbonandosi non si fa il gioco del presidente, questi, infatti, se non si propone con un adeguato numero di abbonati deve vedersela con gli sponsor degli spazi allo stadio. E’ ben noto, infatti, che gli operatori economici pagano un prezzo relativamente alla percentuale prezzo e costo contatto. Come dire, se la mia pubblicità è vista da diecimila persone, pago X, ma se è vista da mille persone pago molto meno.
Inoltre anche le televisioni pagano secondo il bacino di utenza, quindi, chi esorta i colleghi a non abbonarsi ha visto giusto, ha guardato nelle tasche del mercante che, se floppa con gli abbonamenti, si vedrà molti “piccioli” in meno in cassa e dovrà riflettere.
Quello che mi fa male, da vecchio (ormai è così) seguace da tifoso e da giornalista, dei biancazzurri, è la rabbia che rende meno serena la vita della tifoseria.
La rabbia, si sa, è un'emozione, come la tristezza o la gioia che si attiva in seguito all'intervento di diversi stimoli interni od esterni all'individuo.
Quando arriva il nostro corpo ci avvisa con i sintomi specifici che sono l'accelerazione del battito cardiaco, l'aumento della tensione muscolare, la sensazione soggettiva di calore e di irrequietezza. Questi sono dovuti all'attivazione del sistema nervoso autonomo e servono a predisporre l'individuo all'azione che , solitamente, è quella dell'attacco-difesa.
A determinare l'intensità e la durata della rabbia però interviene la nostra interpretazione cognitiva.
Quindi la rabbia è vista come una risposta emotiva ad uno stimolo che l'individuo considera provocatorio, quando viene vissuto come un ostacolo al perseguimento di un personale obiettivo, oppure quando ritiene di aver subito ingiustamente un torto o un danno.
In poche parole la funzione della rabbia è quella di avvisarci dell'esistenza di una minaccia alla nostra autostima, alla nostra libertà, alla possibilità di essere vittima di un'ingiustizia e la natura prepara il corpo per eliminare questa minaccia.
Ho detto che molto è determinato dalla percezione che l'individuo ha dell'evento che accade.
Una rabbia è tanto più forte tanto più si valuta di aver subito un torto ed esso è ritenuto: intenzionale, malevolo, immotivato e compiuto da una persona che diventa indesiderabile.
Alcune ricerche hanno dimostrato che ci si arrabbia raramente nei confronti degli oggetti e più di frequente verso le persone, perché attribuiamo loro la consapevolezza e la volontà di arrecarci un danno. per arrabbiarsi meno sarebbe importante consapevolizzare quale danno temiamo, cosa ci turba prima di arrabbiarci...e poi affrontarlo in modo diverso.
È stato dimostrato che le arrabbiature, cui facciano seguito opportune spiegazioni e occasioni di chiarimento, migliorano la qualità delle relazioni perché permettono di ottenere un aumento della comprensione e dell'affiatamento fra le persone coinvolte. Quindi il dialogo è sicuramente una buona medicina, ma ahimè, parlare con chi è arrabbiato non è facile!
Ma non è facile nemmeno parlare con il “colpevole” della situazione.
Questi, infatti, chiuso nella sua torre di avorio, circondato dai soliti leccacxxi o “yes men” che dir si voglia, si ubriaca della gloria manifestata dai soliti reggitori di microfono e crede sempre di essere il migliore e si meraviglia di come la tifoseria non si renda conto di ciò e non gli tributi l’osanna al miglior presidente...
Facile accusare i tifosi di aggressività ed osannare il mercante che continua, intanto, imperterrito, a fare i suoi affari... e il campionato si avvicina sempre più.
Ci sono state nel recente passato delle intemperanze da parte dei tifosi condannabili, come l’esposizione di fantocci sui cancelli dello stadio, ma, vivaddio, la tifoseria è formata da gente che lotta con la vita di tutti i giorni, che fa sacrifici per seguire la squadra oggetto della sua passione, e che vede annullata ogni possibilità di sogno da parte di un “esperto di ingegneria finanziaria” che guarda solo, e soltanto, ai suoi interessi, fregandosene altamente della passione dei tifosi biancazzurri.