Da alcuni anni si assiste ad un proliferare di personaggi che ruotano nel mondo delle televisioni, nazionali e locali che parlano di tutto, presenti soprattutto nelle trasmissioni sportive. Personaggi definiti opinionisti.
Un opinionista, nel suo significato originario, è un giornalista della stampa o della radiotelevisione, autore di commenti su fatti politici o di costume, ovvero un giornalista che scrive articoli di opinione, di commento ai fatti più importanti.
Nella nostra decennale esperienza locale abbiamo visto anche ex atleti assurgere al ruolo di opinionista, ma anche persone senza alcun back ground nel mondo dello sport o dello spettacolo e tutti sono in cerca di una posizione di rilievo tanto da poterli definire malati di fama.
La dipendenza da fama è una forma di dipendenza comportamentale in cui l'individuo è ossessionato dal desiderio di successo e riconoscimento.
La televisione punta sempre di più sul desiderio di apparire della persona della strada e sulla speranza dei più giovani di diventare famosi. L’attimo di celebrità, o l’illusione di far parte dei volti noti che appaiono, come in un circuito, nelle trasmissioni televisive è il principio su cui si fondano gran parte dei reality show, talk show ed altri format televisivi di successo o il mondo dello sport.
Ricordo che tantissimi anni fa, conducevo una trasmissione sportiva su Tele9 in prima serata e, per dare maggiore visibilità ad una TV che non era di primissimo piano, mi inventai il rapporto telefonico con dei tifosi e li lasciavo intervenire in diretta. Il successo fu enorme tanto che Tele9 vide crescere il suo impatto con l’audience e scalò la classifica delle televisioni più seguite in Abruzzo.
In un secondo momento, considerando che c’erano gli habitué della telefonata, cominciai ad invitarli in studio e fu allora che mi accorsi di aver creato dei “mostri”.
Persone normalissime che, dopo alcune apparizioni televisive, si credevano “famosi” e, se per caso tardavo a invitarli di nuovo, si facevano prendere da crisi di astinenza e mi tartassavano di telefonate affinché continuassi ad invitarli.
Poi, visto il mio particolare successo, altre TV seguirono l’esempio per cui, nel giro di pochi mesi, creammo nella regione un piccolo esercito di opinionisti che passavano da una Tv all’altra con molta disinvoltura e con la certezza di essere diventati dei veri personaggi con un seguito di fan e con la certezza di essere portatori di verità.
Per molti, la presenza in TV, era diventata una ossessione e per molti altri una vera passione.
“Questa passione, che a volte si trasforma in una vera ossessione - spiega John Maltby, ricercatore della britannica Università di Leicester, autore di uno studio pubblicato sulla rivista 'Personality and Individual Differences' - sembra essere la diretta conseguenza dell'incapacità di queste persone di stabilire normali relazioni sociali con coetanei”.
Qual è il motivo per cui le televisioni preferiscono portare alla fama personaggi ignoranti e volgari, invece che artisti, studiosi e gente di valore?
Presto detto.
La televisione punta sempre di più sul desiderio di apparire della persona della strada e sulla speranza dei più giovani di diventare famosi. L’attimo di celebrità, o l’illusione di far parte dei volti noti che appaiono, come in un circuito, nelle trasmissioni televisive è il principio su cui si fondano gran parte dei reality show, talk show ed altri format televisivi di successo o il mondo dello sport.
Perché non costano, intervengono gratuitamente e alcuni, pur di avere una continuità di presenza, sono capaci di trovarsi degli sponsor e fanno guadagnare dei bei soldini alle televisioni che li ospita.
Con il passare dei mesi mi accorsi che il fenomeno, nato e diventato prospero con le televisioni private, trovò successo anche nelle televisioni nazionali che fecero esplodere quello che venne, poi, definito “televisione spazzatura”.
Un tipo di programmazione, dicevo, che costava poco, diretto ad un pubblico poco esigente che, conoscendo poi quasi di persona i vari opinionisti, si divertivano un mondo a seguire le evoluzioni dialettiche di questi loro conoscenti che incontravano quotidianamente al bar o in altri locali e con i quali si divertivano ancora di più facendo seguire nella vita di tutti i giorni le loro esperienze televisive. E, passando alle televisioni nazionali, furono proprio questi programmi a ottenere risultati in termini di ascolto particolarmente significativi tanto da avere contribuito alla grande rivoluzione avvenuta nella televisione e storicamente avviata negli anni duemila con l’arrivo di un nuovo format: il reality”.
Abbiamo avuto, nel tempo, una forma di devianza del giornalismo, per evidenziare come si sia dato vita a un tipo di televisione che si poggia esclusivamente sull’emotainment (spettacolo televisivo nel corso del quale si raccontano storie personali che coinvolgono emotivamente gli spettatori), dove questioni intime e private vengono analizzate, ridicolizzate o pietisticamente presentate davanti alle telecamere e poi rivisitate sui social network con commenti molto discutibili.
Questo tipo di trasmissioni, parlo soprattutto per la mia personale esperienza in ambito regionale, ha avuto successo specie in campo sportivo proprio perché in Italia in generale, ma a Pescara in particolare, tutti sono convinti di poter commentare e parlare autorevolmente di calcio.
“Perché nu seme nu” e chi non è con noi è contro di noi e si innesca la dinamica della polemica urlata, della gazzarra che tanto piace ai meno acculturati: A quelli cioè, che l’analisi della partita si riduce solo al fatto di aver vinto o perso, e non è interessato a conoscere i motivi del perché di quel risultato. Chiaro, quindi, che è facile che si inneschi in trasmissione un dibattito in cui crede di aver ragione quello che strilla di più.
Pertanto la televisione sarà vista da un pubblico che sarà composto sempre di più da persone anziane e con un basso livello culturale.
Dobbiamo farcene una ragione, la natura stessa dell’essere umano è cambiata. Nel mondo delle tecnologie l’homo sapiens si evolve in – o regredisce a – homo videns e la televisione sarà sempre il terreno fertile per i malati di fama.