Partiamo dalla considerazione canonica che qualunque attività organizzata ha bisogno di management, che rappresenta l’insieme di risorse umane, finanziarie e fisiche per raggiungere gli obiettivi dell’organizzazione svolgendo funzioni di pianificazione, organizzazione, guida e controllo.
Il tutto previsto quando si vogliono presentare i programmi per la stagione da giocare.
A Pescara la programmazione è una parola sconosciuta.
La prima cosa da fare, per una sana gestione societaria, è analizzare e capire i propri obbiettivi e le proprie aspirazioni. Analizzare prima se stessi e capire dove si vuol arrivare e se stiamo scegliendo la via giusta. Mettere in conto che potrebbero esserci dei fattori esterni contrari alla nostra strada e quindi essere consapevoli delle difficoltà, qualunque essa sia. Uno dei metodi per ovviare a questo è la costanza, la voglia di riuscire , la determinazione.
Il processo di gestione richiede una serie di scelte a volte rischiose, di natura “imprenditoriale”, poste all’interno di un sistema di obiettivi specifici capace di orientare le decisioni.
Naturalmente il presidente non può fare tutto e delega quindi a dei professionisti la direzione sportiva, la direzione tecnica che è affidata all’allenatore.
Il direttore tecnico della prima squadra si giova dei contributi offerti dal responsabile del settore giovanile da cui può “prelevare” alcuni giocatori in caso di necessità.
Il team manager, il coordinamento medico, la comunicazione.
L’ufficio stampa supporta quotidianamente la squadra. Si occupa delle relazioni esterne della società, delle interviste ai calciatori e ai tecnici in occasione degli allenamenti e delle partite. Gestisce la produzione e la diffusione delle informazioni in funzione dei pubblici specifici. È dunque, il centro nevralgico dell’attività di comunicazione esterna dell’impresa.
Il marketing,
Tranne poche eccezioni, che sono poi quelle vincenti nel lungo periodo, quasi tutte le società di calcio hanno in comune una caratteristica: La guida di una persona capace: il presidente imprenditore. Ma quelle stesse capacità, nel processo di crescita della stessa società di calcio, hanno spesso portato quell’azienda all’insuccesso. Perché ogni aspetto di gestione è strettamente correlato alla eccessiva personalizzazione della figura del presidente-imprenditore.
Esempio classico proprio la Pescara calcio che da dieci a passa anni ha un presidente mercante che supera con disinvoltura tutte quelle caratteristiche doverose di una seria società di calcio e opera da mercante senza controllo facendo e disfacendo anche minimizzando il ruolo dei professionisti.
In parte si salva solo l’allenatore in quanto, almeno fino ad oggi, ha avuto il buon senso di non interferire nel fare le formazioni anche se ha il triste record di allenatori utilizzati in questi dieci anni: una media di tre allenatori per stagione!
Da trent’anni a questa parte abbiamo assistito alla trasformazione, o per meglio dire all’evoluzione, delle società sportive professionistiche da semplici associazioni no profit a società con scopo di lucro, le quali, passo dopo passo, hanno iniziato ad adottare principi e logiche proprie delle aziende, come qualsiasi altra impresa operante nel contesto economico.
Col definitivo passaggio alla forma di Spa, nel novembre 1996, le società professionistiche
hanno capito la necessità d’informazioni sempre più puntuali dovute al crescente dinamismo del contesto economico e la comunicazione è divenuta un valore fondamentale per l’impresa-calcio e svolge un ruolo determinante d’interazione tra l’azienda e gli stakeholder.
La comunicazione è tanto più importante per le società calcistiche, le quali vivono di appartenenza e connotazione sociale, ma principalmente offrono agli spettatori-consumatori il loro prodotto sportivo che, per definizione, nasce dallo scontro/collaborazione di due squadre che sono economicamente e giuridicamente soggetti diversi.
Pur dovendo competere nel mercato dei fattori produttivi, esse sono necessariamente costrette a collaborare sul fronte del mercato in uscita per realizzare un prodotto ritenuto ottimale e massimizzare la produzione comune.
La comunicazione è diventata così importante da trasformare l’informativa in un “prodotto” da collocare nel mercato, quasi alla stregua di un qualsiasi altro asset.
Nel nostro contesto pescarese, invece, il noto processo di aziendalizzazione delle società di calcio è ancora lontano dall’essere giunto a compimento e questo per l’atteggiamento arrogante del presidente mercante che sa fare tutto, è il migliore di tutti, e lascia ai professionisti che sono alle sue dipendenze solo le briciole della organizzazione societaria con i risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti: una caduta precipitosa in Serie C partendo dalla Serie A; il pericolo concreto di restare ancora in Serie C; un patrimonio di scarso valore; un parco giocatori di proprietà che non entusiasma nessuno; un passivo societario di circa venti milioni di euro; poca credibilità per coloro che volessero entrare in società; un rapporto fiduciario con la tifoseria ridotto a zero, o quasi. Insomma, un disastro dovuto proprio alla mancanza di una programmazione attenta, e ad una conduzione padronale, nonostante la forma societaria giuridica di società di capitali.