Se la mafia avesse un odore lo sentiremmo chiaramente in quasi tutti gli stati e all’interno di moltissime società di calcio, specie quelle delle categorie meno appariscenti, dalla Serie C in giù.
Riciclaggio di soldi mediante sponsorizzazioni, partite truccate, scommesse clandestine, presidenti prestanome, presidenti prigionieri di società maggiori che li spremono come limoni, il grande affare del mondo ultrà, le «mani» sulle scuole calcio.
Le più evidenti degenerazioni nella pratica sportiva sono quelle del mondo del calcio, dove gli intrecci fra riciclaggio, corruzione e mafie sono stati oggetto di indagini giudiziarie in tutta Italia, con partite truccate, gestione illecita delle scommesse, controllo delle scuole calcio e dei vivai delle squadre, estorsioni mascherate da sponsorizzazioni e minacce a giocatori, allenatori e dirigenti, utilizzo delle tifoserie per il controllo dei servizi e delle attività interne ed esterne agli stadi. Non mancano azioni in positivo per prevenire e contrastare il fenomeno.
La Commissione parlamentare antimafia, nella precedente legislatura, aveva approvato il 14 dicembre 2017 la relazione finale su mafia e calcio. Il primo ambito che era stato individuato dalla Commissione è riconducibile al tema dell’ordine pubblico e della sicurezza negli stadi e ha avuto ad oggetto l’infiltrazione, o per meglio dire la contaminazione, da parte delle organizzazioni criminali di tipo mafioso delle tifoserie organizzate e, per il tramite di queste, le forme di condizionamento dell’attività delle società sportive professionistiche.
Le risultanze dell’inchiesta parlamentare hanno consentito di rilevare varie forme, sempre più profonde, di osmosi tra la criminalità organizzata, la criminalità comune e le frange violente del tifo organizzato, senza escludere l’estremismo politico.
Il secondo filone d’inchiesta ha riguardato il tema della proprietà delle società di calcio, del riciclaggio attraverso i club e delle altre forme di illeciti economico-finanziari perpetrati dalle organizzazioni criminali nel mondo del calcio.
In perfetto accordo con il collega Daniele Onori evidenzio che a partire dagli anni 1990, sotto la prepotente spinta di interessi economici legati ai diritti televisivi e alle sponsorizzazioni, il calcio professionistico ha scoperto un’improvvisa fonte di ricavo che ha condotto le squadre a mutare le logiche sulle quali impostare la propria attività agonistica.
Il terzo ambito di analisi individuato dalla Commissione antimafia è quello che riguarda il rapporto tra le organizzazioni criminali mafiose e i singoli calciatori che possono essere sfruttati a fini illeciti attraverso l’alterazione del risultato sportivo al fine di conseguire illeciti guadagni attraverso il sistema delle scommesse.
Una volta acquistata, direttamente o indirettamente, la proprietà di una società calcistica, essa diventa uno strumento nelle mani della criminalità organizzata per sfruttare l’enorme quantità di denaro che gira intorno ad essa: sponsorizzazioni, merchandising, biglietti e trasferimenti (piccole società con piccoli presidenti che manovrano centinaia di contratti all’anno con giocatori che non scenderanno mai in campo per la società che li ha acquistati e poi riciclati ad altre società collegate), un’economia importante ma poco trasparente.
L’altro grande polo di analisi e di approfondimento è quello delle infiltrazioni nelle tifoserie organizzate. È ormai consolidata la giurisprudenza, che ha individuato in questi casi ipotesi di contestazione dell’associazione per delinquere, a cui ricollegare i reati fine, fra cui quelli di violenza privata e di estorsione, correlati all’esercizio delle modalità violente di imposizione di condotte in curva (la gestione dei posti, il canto dei cori, l’esposizione degli striscioni, l’organizzazione di proteste alla società, il lancio di petardi e fumogeni per influire sulla responsabilità oggettiva, l’abbandono polemico della curva con il presidio dei posti lasciati inoccupati, ecc.) e ai giocatori (la consegna delle magliette, il plateale saluto ossequioso e le scuse sotto la curva dopo una sconfitta, la chiamata di giocatori a parlare con i capi ultras nel caso di problemi di ordine pubblico), nonché le ipotesi di minacce per ottenere vantaggi (biglietti, partecipazioni a trasmissioni televisive locali o ad inaugurazioni di negozi, gestione di aree parcheggio, gestione di attività connesse alle trasferte anche all’estero della squadra ecc.).
Stadi fatiscenti, inospitali, privi di attrattive per le famiglie, costituiscono il luogo ideale e privilegiato per l’occupazione dei gruppi criminali e per la conseguente azione di ricatto nei confronti delle società.
Scriviamo ciò in quanto tra pochi giorni cominceranno i vari campionati ufficiali e ci ritroveremo a sbalordirci dinanzi a situazioni grottesche di cui noi non riusciremo a capire il perché mentre sarà chiarissimo per i mercanti del calcio etichettati presidenti.