Un uomo vero non scappa dalle sue responsabilità, né si arrampica sugli specchi per addossare colpe ad altri. Bisogna saper tornare sul problema da cui si vorrebbe scappare e concludere ciò che si è lasciato in sospeso.
Il pensiero della fuga dalle proprie responsabilità spesso diventa per molti una strategia per sentirsi sicuri da un’altra parte.
La fuga non è mai la risposta, perché scappare significa volersi allontanare da qualcuno o da qualcosa, ma la fonte del nostro tormento ci seguirà sempre, ovunque andiamo. Anziché scappare da un fatto che è accaduto, bisogna superarlo.
Se da un lato ci sono quegli uomini che hanno trovato il coraggio e la possibilità di mettersi in discussione, di crescere insomma, dall’altro lato ci sono quelli che sono in costante fuga dalle responsabilità, che preferiscono addossare le colpe ad altri (procuratori, allenatori, giocatori che non avrebbero fatto appieno il loro dovere) piuttosto che assumere quella identità che la classifica di oggi richiede loro. E queste continue fughe non sono altro che una difesa contro la paura di dover rispondere delle proprie malefatte.
Ha detto Sebastiani: “I giocatori sono tutti alla frutta fisicamente giocando due partite a settimana con il caldo di questo periodo e dopo due mesi passati in casa. Tutte le partite lo stanno dimostrando. Il punto contro il Frosinone è stato importante, adesso a Trapani cerchiamo di fare una buona partita e portare a casa il massimo. Guardiamo di partita in partita.”
Eppure dopo la partita vinta per 3 a 1 contro la Juve Stabia aveva esaltato le sue scelte di mercato e la ottima preparazione atletica della squadra confermando i complimenti dopo il pareggio (1-1) con l’Empoli.
“Qualcosa abbiamo sbagliato, ma è evidentemente che per strada abbiamo perso punti importanti perché in B nessuno può permettersi di tenere fuori quattro, cinque potenziali titolari, com'è capitato a noi in tutti questi mesi.”
Solo qualcosa?
Si riguardi, il presidente, l’elenco dei giocatori presi e di quelli ceduti. Consideri le cessioni suicide e gli acquisti velleitari. Consideri che in questi suoi otto anni e passa ha manovrato decine e decine di contratti senza mai riuscire ad incrementare il patrimonio della società ma solo il suo personale.
Consideri che ha pochi giocatori di proprietà e che i prestiti sono in partenza.
Ora punta sulla “ricompra” dell’Inter per Zappa che era stato acquistato definitivamente e ha giù preventivato come incamerare i soldini dell’Inter.
Le sue personali scommesse (Zauri, Legrottaglie e Sottil) si stanno trasformando, a suo dire, in incapacità del mister che non hanno saputo gestire al meglio “la rosa” di valore (sic!) da lui preparata con Bocchetti senza l’apporto di valore di un tecnico come Giorgio Repetto.
Nella sua visione megalomane del campionato, prima si doveva lottare per i play off e poi sarebbe stato da orticaria temere di doversi salvare…
Dopo la sconfitta di Cremona, che ha portato la zona play-out a due passi (solo i tre i punti di vantaggio dalla coppia Juve Stabia-Ascoli), la prossima partita diventa davvero uno spartiacque tra una salvezza tranquilla e un pauroso calvario.
Non riesce a capire, il nostro Ferguson collinare che il valzer degli allenatori ha portata ad una mancanza di continuità sia tecnica che di rendimento che oggi è l’aspetto che più preoccupa.
Venerdì avrà di fronte una squadra orfana di Coulibaly e forse anche di Pettinari, due ex, che ha alle spalle una società in grosse difficoltà tanto da essere stata messa in mora dagli stessi suoi giocatori. E questa squadra, ora, fa tremare i polsi al presidente.
Tutti cercano di esorcizzare la paura ricordando che per il Pescara sarà un po' come quattro anni fa quando a Trapani conquistò la Serie A.
Un punto non sarebbe il massimo in questo momento delicatissimo, ma basterebbe comunque a restare in piedi in attesa della gara interna contro il Livorno e significherebbe retrocessione per i siciliani. Mai come venerdì prossimo, il Pescara dovrà giocare con la testa e con il cuore e dovrà saper dosare le energie ed essere dentro la partita dal 1' al 95' e non giocare i soliti cinquanta minuti delle ultime prestazioni.