“Niente è più difficile della franchezza e niente è più facile dell’adulazione” , lo sosteneva Fedor Dostoevskij,
mentre il Sommo Dante Alighieri relegava all’Inferno i cosiddetti adulatori, nella II Bolgia dell’VIII Cerchio, immersi fino al collo negli escrementi, per aver adulato i potenti per fini personali.
Il fenomeno dell’adulazione detta oggi lecchinaggio è quell'atteggiamento infimo e servile volto ad ottenere approvazioni o favori da parte di chi si trova nella scala gerarchica lavorativa o politica su un gradino superiore al proprio. Un fenomeno costante nel tempo.
Tali individui sono un indispensabile accessorio dei pessimi capi, nel mondo del lavoro. Dio, nella sua immensa bontà, dopo aver creato il cielo e la terra e tutte le cose visibili e invisibili si compiacque del suo operato e al termine del settimo giorno creò il lecchino:
Con cautela gli estrasse dal corpo tutte le ossa, gli diede una pelle liscia e coriacea come la miglior carta da minuta e in un luogo dell’anima gli infuse un clistere oleoso.
Grazie a tale armamentario il lecchino divenne molto gradevole, distinguendosi in questo dal comune leccapiedi: quest’ultimo si lascia calpestare a piacimento, la qual cosa tuttavia comporta un certo sforzo; chi dispone di lecchini, invece, può restarsene comodamente seduto alla propria scrivania e in questo modo, cioè da seduto, consente al lecchino di penetrare e conquistare i suoi più intimi recessi”.
In fondo i “lecchini” sono necessaria parte dell’ingranaggio, quelle piccole pietre nel muro che contribuiscono a dare consistenza, cemento, al muro medesimo.
Se si è attenti si nota che appartiene quasi sempre alla categoria degli stupidi, quindi facile da riconoscere, il guaio è che spesso ci si trova in mezzo ad altri colleghi idioti che non comprendono la sua tattica è quella di dividere e metter tutti l’uno contro l’altro.
Ma la vera colpa dell’esistenza del lecchino è principalmente del cosiddetto capo, a differenza del vero leader, ama circondarsi di adulatori di "Yes Men", ovverosia lecchini, perché nella sua visione ristretta e meschina della vita, e scarsa capacità manageriale, ritiene che incutendo timore i suoi dipendenti possano produrre maggiormente.
Sono solo persone molto mediocri “dotate” solo di una furbizia intuitiva. Debbono assolutamente cercare di far notare la loro inutile presenza interrompendo e sminuendo di fronte agli altri il malcapitato avversario per vendicarsi della loro pochezza umana e culturale.
Dar loro importanza serve solo a metterli in rilievo. Prima o poi si rovinano da soli dato che, non spiccando di intelligenza, sono condannati a leccare per potersela cavare.
In buona sostanza sono semplicemente degli esseri inutili, così come lo sono gli incapaci capi che li usano, che privi di qualità professionali adorano essere adulati per sentirsi “bravi“.
Gli anglosassoni usano indicare questa tipologia di persone con il termine “Brown nose”, letteralmente, naso marrone; espressione più efficace con la più italiana ” “leccaculo” e gli studiosi del settore dicono che tale si nasce.
Ecco, sarebbe equo e giusto che nella nostra società, i leccaculi o i ruffiani, assaggiassero, per una sola volta, l’intensità di quei calci alle palle e nel momento di una promozione o di un avanzamento, venissero, miseramente, “tirati via”.
Che meraviglia che sarebbe.
Storicamente i leccaculo sono sempre esistiti. Ovunque ci sia una gerarchia, gli uomini cercano, infatti, di scalarla con tecniche, atteggiamenti e strategie più meno scorrette. Nelle attuali società rigidamente bloccate il comportamento opportunistico delle lingue di miele vive il suo trionfo e l’arte del “lecchinaggio” ha raggiunto e vette inarrivabili. Colpa anche della civiltà dell’immagine che fa sì che gli uomini moderni siano ossessionati come non mai dal giudizio del prossimo, al punto da attribuirvi il senso della propria identità.
Un esempio?
Un presidente di una qualsiasi società di calcio, che ama apparire come un grande tecnico e come un notevole operatore di mercato, che fa i comodi suoi ma non vuol far sapere ai tifosi questa sua umana debolezza di arricchire a spese della sua passione, invece di studiare le operazioni corrette per fare il bene suo ed anche la felicità dei tifosi, trova più agevole pensare solo agli interessi personali.
Con una piccola corte di lecchini, cerca di indottrinare il tifoso beota e fargli credere che, per il fatto che lui continui ad iscrivere la società nei campionati, anche se di anno in anno perde riferimenti e valori, debba essere considerato il salvatore del calcio locale e, quindi, meritevole della targa di Migliore.
Questo meccanismo ha una spiegazione scientifica: Henry Kissinger sosteneva infatti che il potere è l’afrodisiaco supremo. Anche Andreotti nel suo piccolo diceva che il potere logora chi non ce l’ha, il che è praticamente lo stesso concetto visto da un’altra angolazione.
L’evoluzione sociale e la diffusione del fenomeno, poi, ha fatto sì che adulatori, lecchini, ruffiani e leccaculo non siano più visti in modo negativo, anzi, il padrone gli riserva uno spazio televisivo autogestito nel quale salotto imperversa con la sua arte di... lingua e riesce a credersi un fenomeno della comunicazione.