Una bella signora al bar, vestita in modo semplice ma elegante, sbirciava nervosamente l’orologio da polso. Si capiva chiaramente che era in attesa di qualcuno che era in ritardo. L’attesa durò pochi altri minuti quando vidi arrivare un’altra donna, più o meno della stessa età, intorno agli ...anta. Mai dire l’età di una donna, sarebbe pura scortesia.
“Ciao Elvira, scusami il ritardo ma non riuscivo a trovare un buco per parcheggiare, sei qui da molto?”
“Non ti preoccupare Flavia, solo qualche minuto, il tempo di una sigaretta.”
Un abbraccio veloce, un sorriso caldo e affettuoso. Erano sicuramente due amiche di vecchia data.
Ordinarono del tè con dei pasticcini che la signora Antonella, la proprietaria del bar, fece portare poco dopo al tavolo.
“Eccoci qua. Quanto tempo è che non ci vedevamo - disse Flavia – appena mi hai chiamata mi sono preparata e sono corsa subito. C’è qualche problema? Che è successo?”
Elvira, con un sorriso appena accennato: “Nulla di serio, mia cara. Mi sentivo particolarmente sola e avevo bisogno di parlare un po’ con una persona cara quale tu sei. Sono giorni che sto sola soletta in casa senza nessuno con cui scambiare due chiacchiere e ho pensato a te. Scusami se ti ho disturbata.”
“Ma che dici sciocchina, anzi, perdonami se in queste ultime settimane non ti ho telefonato ma ho dovuto aiutare mio figlio Antonio che si trasferisce, per lavoro, a Genova.”
“Antonio va via? Così anche tu resterai sola?”
“Beh, proprio sola non direi – disse Flavia - visto che ho la mia pelosetta che mi riempie simpaticamente le giornate e mi fa una compagnia indescrivibile. Solo chi non ha mai avuto un cane non può capire quanto siano importanti questi amici pelosetti. Anzi, perché non pensi anche tu a fartene uno? Al canile comunale ci sono tante povere bestiole in attesa di un umano che dia loro una casa e un po’ di affetto.”
“Sai che la mia casa è piccola e poi non ho più la forza di uscire per far fare loro le passeggiatine di cui hanno bisogno.”
“Per la casa non avresti problemi prendendo un cagnolino di piccola taglia. Per le passeggiate, se proprio non te la senti, ci sono molte ragazze che si prestano per pochi euro a fare da dog sitter. Pensaci, ne avresti sicuramente giovamento.”
E continuarono a parlarsi godendo della reciproca presenza. Non potendo fare a meno di ascoltarle, vista la vicinanza dei tavolini, appresi come Elvira avesse avuto nella sua vita cinque figli, al momento tutti sistemati, chi con una convivenza acclarata, chi con un matrimonio, e tutti così presi dai loro problemi di lavoro e i famiglia da non poter dedicare nemmeno un minuto alla vecchia madre che, confessò a Flavia, erano circa tre mesi che non si facevano sentire.
“Pensa – disse con una voce tremula – che se dovessi morire non lo saprebbero nemmeno e resterei sola in attesa che qualcuno del palazzo si accorgesse della mia assenza. In tre mesi non dico una visita, visto che non hanno tempo libero, ma una telefonata... Sono io che chiamo quasi per avvisarli che sono ancora viva...”
Le parole di Elvira mi fecero male, quasi fosse una mia congiunta e non una estranea appena vista al bar.
La prima cosa che mi venne in mente, per alcuni articoli che mesi addietro preparai per il mio giornale, è che la legge non obbliga i figli a voler bene ai genitori. Il che significa che l’assistenza, in quei pochi casi in cui è obbligatoria, è solo quella economica e materiale, ma non anche morale. In buona sostanza, non si può punire il figlio che non telefona ai genitori o che non è amorevole con loro, che non va a trovarli o che non si preoccupa “emotivamente” per loro.
MI ricordai che un legale che avevo intervisto nel corso dei servizi mi disse che bisognava, innanzitutto, stabilire quali erano le condizioni effettive dei tuoi genitori. Sono davvero impossibilitati a gestirsi da soli? Sono in condizioni di salute ed economiche tali che, senza l’assistenza dei figli, potrebbero rischiare la vita? Solo se la risposta a queste domande dovesse essere positiva per i figli scattava l’obbligo degli alimenti ossia di intervenire per prendersi cura dei genitori. Prendersi cura significava e significa aiutarli nelle spese necessarie alla sopravvivenza come le medicine, il vitto e l’alloggio.
Ciascun figlio deve versare gli alimenti in relazione alle proprie capacità economiche. Per cui il figlio che guadagna di più deve contribuire maggiormente.
Non restava che verificare se il figlio che trascurava i genitori potesse essere denunciato. Il Codice penale prevede il reato di abbandono di persone incapaci e stabilisce che «Chiunque abbandona… una persona incapace, per malattia di mente o di corpo, per vecchiaia, o per altra causa, di provvedere a se stessa, e della quale abbia la custodia o debba avere cura, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni».
Il concetto di “abbandono” scatta in presenza di qualsiasi azione od omissione contrastante con il dovere giuridico di cura (o di custodia), ma solo a patto che da ciò derivi uno stato di pericolo, anche solo potenziale, per la vita o l’incolumità del soggetto passivo.
Anche in questo caso, quindi, prima della denuncia si doveva verificare – mi precisò il legale - che le condizioni del genitore bisognoso fossero davvero precarie, tali cioè da pregiudicarne la stessa integrità fisica.
I figli, quindi, possono essere citati in un giudizio civile per versare gli alimenti o addirittura essere querelati per il reato di abbandono, è anche vero che quando non ci sono le urgenti necessità e il pericolo di vita, non si può costringere un figlio a prendersi cura dei genitori, ad assisterli, a fare loro la spesa, ad accompagnarli alle visite, a ritirare le ricette mediche, ecc.
In più, non c’è nessun obbligo di aiutare fisicamente il genitore malato, portarlo al bagno, fargli la doccia, ecc. In caso di impossibilità oggettiva e di invalidità totale, l’interessato può chiedere allo Stato l’accompagnamento.
In sintesi, si può obbligare il figlio solo a un sostegno economico in caso di bisogno urgente e necessario, ma non a fornire presenza fisica, assistenza personale o affettiva.
Quindi, dissi a me stesso, vedendo le due signore come si godevano la reciproca compagnia, nessuna delle due poteva considerarsi in stato di pericolo per la sopravvivenza. Semmai era un problema di carattere morale.
Per chi ha fede e crede nella parola del Signore Lo stesso Gesù Cristo ha ricordato l'importanza di questo comandamento di Dio: Onora tuo padre e tua madre: è questo il primo comandamento associato a una promessa: perché tu sia felice e goda di una vita lunga sopra la terra .”