Quando leggo alcune critiche da parte dei tifosi, che non sanno accettare e capire la critica dei giornalisti, non me la prendo con loro ma con i giornalisti aggreppiati che hanno diseducato e disinformato i tifosi stessi.
Quando una tifosa, leggendo la mia critica corretta e fatta asetticamente da professionista, mi dice che mi rode la vittoria del Pescara, non me la prendo con l’idiota autrice di tale affermazione, ma con i cialtroni della stampa che non l’hanno educata.
Quando un tale scrive che “per evitare di fare male al Pescara sarebbe bene evitare i commenti giusti o sbagliati e di farli, semmai al girone di ritorno (sic!)”, non me la prendo con questo ingenuo tifoso ma con gli aggreppiati della stampa che non l’hanno aiutato a capire la funzione della stampa sportiva.
Quando un fuor di testa scrive che il “calcio senza di voi giornalisti sarebbe meglio”, gli ricordo soltanto che se lui ha delle conoscenze calcistiche di un certo valore, li ha per merito della stampa sportiva vera e professionalmente valida e che senza l’opera di diffusione dei giornalisti le società non avrebbe il successo popolare che hanno.
A quei giornalisti aggreppiati, che per loro tornaconto sviliscono la funzione della stampa e fanno solo i reggitori dei microfoni al potente di turno, alimentando l’ignoranza di parte della tifoseria che legge non usando il cervello, ricordo qualche voce del decalogo di autodisciplina dei giornalisti sportivi:
1 – Il giornalista sportivo riferisce correttamente, cioè senza alterazioni e omissioni che ne modifichino il vero significato, le informazioni di cui dispone. (Cioè non deve fare gl’interessi di chi paga...)
2- Il giornalista sportivo non realizza articoli o servizi che possano procurare profitti personali; rifiuta e non sollecita per sé o per altri trattamenti di favore. (Cioè non deve essere al servizio del presidente ancorché in modo nascosto.)
3- Il giornalista sportivo rifiuta rimborsi spese, viaggi vacanze o elargizioni varie da enti, società, dirigenti; non fa pubblicità, nemmeno nel caso in cui i proventi siano devoluti in beneficenza. (Ci sono giornalisti che seguono il Pescara e si ritrovano i conti degli alberghi e dei ristoranti pagati.)
Il fatto è che consegniamo ai giovani uno sport malato e un calcio più marcio di quello che ricevemmo in eredità dai Brera e dagli Zanetti. Ci sono troppi conflitti di interessi. La faziosità di alcuni giornalisti di moda ha sbriciolato la credibilità. Va di moda l’incompetente di successo. Le domande normalmente serie vengono considerate attentati di lesa maestà e si fanno solo domande a richiesta del padrone. Mancano, nel giornalismo sportivo, cronisti d’assalto capaci di condurre inchieste come Dio comanda.
L’abbassamento di livello del giornalismo sportivo è dovuto anche alle trasmissioni sportive trasmesse dalle tv locali.
Emanuele Gamba è colpevolista nei confronti delle tv locali: è la televisione in generale, non soltanto le emittenti locali, ad avere trasformato il modo di fare il mestiere del giornalista.
La televisione ha imposto un modello di superficialità che si è man mano esteso alle redazioni dove, a causa di una specie di circolo vizioso, si è moltiplicato lo spazio a vantaggio dei tribuni televisivi: si pensa che se fanno audience, possono contribuire anche a vendere più copie. In televisione prevale il dibattito sterile, urlato e limitato a pochissimi temi. Aggiungo che le TV invitano i soliti noti e se escono dal tracciato non sono più invitati. Le telefonate sono a comando e chiamano sempre gli stessi amici degli amici.
Andrea Sorrentino: “Senz’altro il livello si è abbassato e senz’altro la colpa è di certe trasmissioni.
Anche per Gianni Mura le trasmissioni delle locali hanno condizionato il giornalismo sportivo negativamente.
Colpevolista anche Giancarlo Dotto. “Giornali sportivi e comunque il giornalismo sportivo hanno assunto negli anni la disinvoltura assoluta come metodo, nel riportare le notizie, nel tracciare titoli e profili.
Gianpiero Scevola “il livello del giornalismo si è abbassato.
Ivan Zazzaroni è colpa “dello scadimento della qualità dei giornalisti, della mancanza di scuole e maestri, di artigiani veri. Colpa degli editori, anche: hanno privato i giornali dell’esperienza dei sessanta-settantenni. Il giornalismo è soprattutto esperienza, visto e vissuto, essendo un mestiere e non un lavoro.”
Sandro Piccinini: “Il livello del giornalismo sportivo scritto in Italia è altissimo.” Ma è colpa delle tv locali, il degrado cui assistiamo oggi.
Il tifoso confonde la critica del giornalista con la sua facendo finta di non capire che questi racconta i fatti come sono e lui come vorrebbe che fossero. Del resto il tifoso deve sostenere comunque, il giornalista, invece, deve raccontare e commentare i fatti, non le sue personali speranze.
In definitiva la colpa è dei giornalisti aggreppiati che, per loro tornaconto, non dicono le verità ma solo quelle che fanno comodo al padrone e piacere ai tifosi.