Bar Napoli, mattino presto, incontro con Domenico Di Matteo, oggi pensionato dopo anni spesi con successo nella Polizia Municipale di Pescara, e da me conosciuto e apprezzato negli anni Settanta come affermato disk jockey, beniamino del pubblico femminile con il nome d’arte di “Paciuchino”.

Dopo le conduzioni radiofoniche con 7G7, e la carriera nella Polizia Municipale, si è dedicato con molto successo alla pittura utilizzando la tecnica dell’acquerello che, insieme alla pittura ad olio e alla pittura con colori acrilici, è tra le tecniche più utilizzate in campo artistico e tra le più diffuse per chi ama dipingere all'aria aperta.

I soggetti disegnati da Domenico sono spesso quelli marini, che io amo particolarmente essendo un “uomo di mare”.

In ogni stagione dell’anno, infatti, passo ore ad osservare  il movimento del mare e la sua immensità che hanno su di me un effetto quasi ipnotico che mi genera una sensazione di tranquillità e benessere che mi permette di rigenerarmi. Vicino all'acqua la mia mente induce la produzione delle sostanze chimiche alla base di emozioni come la felicità, l'eccitazione, la serenità e il suono delle onde mi induce uno stato meditativo.

“Ti capisco – mi fa Domenico – anche io subisco il fascino del mare e molti dei miei quadri sono legati al mare ma amo anche la natura in genere e i paesaggi. Sto passando settimane intere a fotografare squarci di borghi di piccoli paesi dell’entroterra abruzzese e sto scoprendo delle bellezze che, peccato, molti nostri concittadini nemmeno sanno che esistono.”

“Domenico le tue opere mi affascinano e mi chiedo come mai tu non abbia cominciato prima a realizzarti in questa arte eccezionale.”

“Il fatto è che mi sono sempre impegnato al massimo nel lavoro che la vita mi proponeva in quelle stagioni di vita vissuta a pieno ritmo e non c’era tempo per la pittura. Da pensionato, invece, ho rimesso in funzione tutto ciò che avevo imparato negli anni scolastici ed il risultato è quello che vedi.”

Il motivo di questo incontro mattutino sta nel desiderio di Domenico Di Matteo di farmi dono di una sua opera che, appena vista, ho apprezzato moltissimo.

Un mare agitato sulla sinistra, due figure umane che passeggiano solitarie sul bagnasciuga; in promo piano, in basso, un gabbiano; sulla destra un muro con degli alberi quasi a voler fisicamente dividere il mare e i suoi due amanti dalla città rumorosa e infida che si presume stia dall’altra parte. In alto a sinistra tre volativi a significare la perfezione espressa dal numero esoterico 3 e la realizzazione di un volo verso la libertà.

Un quadro che mi ha affascinato appena visto e il ringraziamento per Domenico è sincero e fraterno.

“Domenico – gli chiedo – con le tue opere vuoi esprime qualcosa di preciso, lanciare dei messaggi o dipingi solo per il gusto di realizzare e soddisfare la tua vena artistica?”

“Caro amico Gianni – mi dice – non ho messaggi da dare al prossimo né l’ardire di voler indurre le persone su linee di pensiero. Dipingo i soggetti che amo e l’unica mia soddisfazione sta nel capire che ho suscitato delle emozioni in chi osserva i miei quadri.”

Rifletto, mentre mi parla, e mi tornano alla mente certe espressioni di filosofi come Emmanuel Kant che nell’arte vedono più il pensiero che l’emozione ad invitare l’osservatore davanti ad un dipinto. E gli esprimo questo mio dubbio:

 “L’arte non è emozione, o meglio, emozionare non è la sua funzione primaria e principale. L’arte è innanzitutto pensiero. Poi può anche arrivare l’emozione, ma non necessariamente. Mentre per essere considerata un’opera d’arte, qualsiasi creazione di un artista deve contenere del pensiero, il fatto di emozionare non è una condicio sine qua non per cui si decreta lo statuto artistico di un’opera.

"Il giudizio di gusto consiste proprio nel chiamar bella una cosa soltanto per la sua proprietà di accordarsi col nostro modo di percepirla. Lo scopo di un’opera d’arte non è quello di farci emozionare, ma quello di farci ragionare, l’emozione è solo una conseguenza.”

“Allora tu non ti emozioni davanti ad un dipinto?” Mi interrompe.

 “Al contrario – gli dico - mi emoziono quasi sempre. Per me l’arte è sorgente di grandissime emozioni, se così non fosse non perderei tempo e soldi per visitare mostre, gallerie, fiere, leggere libri per informarmi e soprattutto per scrivere gli articoli di questo blog.

L’arte per me è una grandissima fonte di emozione, ma è un’emozione che ha un forte legame con il pensiero. Mi viene in mente una citazione di Robert R. Kiyosaki: “Bisogna usare le emozioni per pensare, non pensare spinti dalle emozioni.”

La bellezza sprigionata dall’arte e dagli spettacoli che ci offre quotidianamente la natura (albe, tramonti, cielo stellato...) è talmente immensa che risulta difficile non arrendersi a essa e lasciarsi trasportare dal vortice delle emozioni.
Potrei utilizzare centinaia di parole per descrivere quello che mi trasmette la pittura di Domenico Di Matteo ma sono convinto che il modo migliore per conoscerla in maniera più approfondita sia quello di osservarla attentamente, entrarci dentro e lasciarsi trasportare dalle emozioni che si agitano dentro di noi fino a sentirle sui nostri corpi. Noi guardiamo l’immagine, l’immagine guarda noi.
Dipingere non significa necessariamente suscitare emozioni. Quando un dipinto è in grado di emozionare è evidente che dietro  non c’è solo la mano di un pittore ma di un artista.
Ricordiamoci che ognuno di noi dipinge il quadro della propria vita con i colori delle proprie scelte. 
Il colore del cuore non si vede ma si sente. Un cuore: che batte. Che si emoziona. Che va riempito di cose belle e sensazioni uniche per continuare ad avere una ritmica d'amore, delicata, sottile.
Grazie Domenico.


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