Ricordo brevemente che negli anni passati era stato presentato un progetto per fare il nuovo stadio con i negozi. L’accordo era stato raggiunto tra il Comune e la Pescara calcio ed era stato presentato un progetto dal costo di 40 milioni per ammodernare lo stadio Adriatico Giovanni Cornacchia, facendo negozi e un albergo e realizzare un nuovo impianto di atletica leggera in altra zona.
C’era un accordo di massima su un Piano economico finanziario che la società Pescara calcio presentò al Comune e che prevedeva la cessione in comodato per cinquanta anni dell’impianto.
Ma tutto fu bloccato per l’intervento della Sovrintendenza ai beni architettonici, perché lo stadio aveva dei vincoli.
Il Consiglio di Stato ha annullato in queste ore il vincolo imposto dalla Soprintendenza delle Belle Arti e Paesaggio.
La motivazione principale, oltre alla poca adeguatezza delle motivazioni del vincolo apposto, sarebbe quella della modifica totale di altri impianti sportivi ai quali, nonostante la storicità, non vi era stato apposto lo stesso vincolo.
Italia Nostra si è fatta subito sentire:
Apprendiamo dalla stampa che il Consiglio di Stato avrebbe annullato il vincolo apposto dalla Soprintendenza ABAB di Chieti- Pescara sullo Stadio Adriatico, opera somma di Luigi Piccinato, costruito tra il 1952 ed il 1955, prototipo CONI per le strutture sportive da realizzare nelle città del dopoguerra e si dice sorpresa che l’Amministrazione comunale, ha fatto ricorso perché su una delle glorie cittadine non ci fosse vincolo, in modo da metterci le mani come si vorrà.
La seconda sorpresa, dice Italia Nostra, è nella motivazione: siccome l’opera è stata già modificata, non val la pena salvaguardare il resto.
Sarebbe come togliere il vincolo sulla via Appia perché ci sono i villoni dell’alta borghesia; come toglierlo sui tempietti romani a Chieti perché sono circondati dalla speculazione; come cancellare il mosaico romano a Pescara perché sopra c’è l’asse attrezzato.
Se ci sono degli interventi incongrui, eventualmente ci vorrà un restauro, la loro eliminazione, non la cancellazione del bene culturale.
La forza del gesto architettonico con il quale Piccinato ha concepito di reggere le tribune è ancora lì in tutta la sua integrità; soprattutto è ancora leggibile l’armonioso rapporto del catino sportivo con l’ambiente circostante: la Pineta Dannunziana, anch’essa sotto attacco. Un brano della storia e del tessuto vivo della città che va difeso dallo sciupio della negligenza , dell’incultura, degli interessi particolari.
Facciamo appello, dice Italia Nostra, alla Soprintendenza ABAP (cui non risparmiamo critiche ma alla quale riconosciamo i grandi meriti) perché riproponga il vincolo a partire da due grandi motivi ancora attuali: la leggibilità dell’ardito impianto architettonico originario; l’irrinunciabile soluzione urbanistica , ancora attuale, del complesso sportivo in continuità con la Riserva naturale- Pineta, come sua estensione, senza volumi ingombranti e con un ambiente vegetale di continuità.
Il Pescara calcio vuole realizzare uno stadio moderno, fruibile non soltanto durante le partite in casa, ma tutti i giorni. Una sorta di cittadella in cui saranno realizzati, ammodernando l’attuale struttura, un albergo, un ristorante e un centro commerciale.
Sarà razionalizzato il numero dei posti a sedere, che però saranno dotati di tutti i comfort.
La pista di atletica verrà spostata altrove.
Comunque, anche se le speranze della Pescara Calcio e degli amministratori locali sono quelle di fare l’affare della loro vita, la cessione dal Comune al Pescara dovrà passare attraverso un bando pubblico.
All’investimento parteciperanno degli imprenditori ancora da individuare.
Insomma, se tutto andrà come si augurano i nostri faccendieri, la città potrebbe avere nel giro di qualche anno un nuovo stadio da vivere sette giorni su sette e non solo durante le partite in casa, una struttura simile a quella realizzata ad Udine o a Torino dalla Juventus.
Nonostante l’intervento di Italia Nostra, la sentenza sarà vincente perché, grazie al ricorso presentato e vinto dal Comune di Pescara, non ci sarà più “l’interesse culturale particolarmente importante” sull’impianto di via Pepe.
Che Pescara abbia da tempo rinunciato a difendere i vari interessi culturali della città non sorprende nessuno e questa città, votata da decenni al “dio cemento” avrà un altro affare da sfruttare sostenuto dalla pochezza culturale dei nostri amministratori espressa già in vari settori della vita cittadina.