Risolta nel migliore dei modi l’inchiesta sulle plusvalenze, per il Pescara e il suo presidente Daniele Sebastiani, che commenta il proscioglimento di tutte le società e dei dirigenti del calcio italiano a modo suo dicendo che sono stati bravi i legali di tutte le società coinvolte mentre l’uomo della strada, abituato alle faccende italiche e alle sue soluzioni sapeva perfettamente che, laddove erano tutti colpevoli non ci sarebbe stato un colpevole.
Chi mai avrebbe avuto la forza e il coraggio di smontare il castello truffaldino delle plusvalenze quando era stato costruito da Inter, Juventus, Milan, e via via elencando tutte le maggiori società italiane?
Nessuno mai e lo stesso “uomo qualunque” avrebbe evitato di far spendere tempo e denaro all’Italia calcistica visto che tutti sarebbero stati coinvolti e quindi, nessuno avrebbe mai pagato.
Ma per il signor Sebastiani Daniele arriva, però, un’altra tegola.
La Guardia di Finanza ha perquisito le sedi biancazzurre di Pescara e Città Sant’Angelo per acquisire atti e documenti legate ai bilanci dal 2015 al 2017, gli stessi del filone portato alla luce dall’ex AD, Danilo Iannascoli, in sede civile. Per Sebastiani è arrivata la conseguente iscrizione nel registro degli indagati con l’accusa di falso in bilancio.
E a questo punto la paura aleggia nell’animo del presidente perché, per questa ipotesi di reato, è solo a doverne rispondere e non ci sono i mammasantissima del calcio nazionale ad essere coinvolti e a garantirgli un eventuale paracadute con la loro presenza massiccia e con la contraerei difensiva.
E’ solo a doverne rispondere ed è stato già considerato colpevole dal tribunale dell’Aquila che concluderà il suo iter entro giugno, forse settembre, considerando che in Italia le ferie sono sacre.
Attualmente la disciplina del falso di bilancio sancisce: la reclusione da 1 a 5 anni per false comunicazioni sociali quando amministratori o dirigenti di una società non quotata in borsa redigono un bilancio con dati non reali allo scopo di creare un vantaggio per sé o altri.
La reclusione da 6 mesi a 3 anni in caso di falso di bilancio di lieve entità, dove per lieve entità si considerano le dimensioni e la natura dell'impresa, nonché la condotta che ha concretizzato il falso (art. 2621-bis).
Cos'è il reato di falso in bilancio? Si ha quando, all'interno del bilancio, vengono segnate informazioni non vere, come quando, ad esempio, vengono aumentati i ricavi oppure omessi i costi.
Quel bilancio era “non conforme” e dunque va dichiarata la nullità della sua approvazione, come da sentenza numero 448 del 28 settembre 2020, resa pubblica il 22 ottobre 2020.
Quel giudizio andrebbe allargato al sistema di controllo della Figc con la sua Covisoc, che ancora una volta si vede certificare da un tribunale della Repubblica il suo flop.
L'esito di tutto ciò è scritto nelle parole lapidarie della sentenza: La deliberazione assembleare deve ritenersi “nulla per illiceità dell'oggetto”. Ergo, quel bilancio non andava approvato dall'assemblea dei soci di Delfino Pescara 1936 Spa. La società di Sebastiani è condannata a pagare la somma di 22,450 euro per spese legali.
Se i bilanci erano farlocchi, e non andavano approvati, come si mettono la Federazione e la Covisoc che hanno consentito delle iscrizioni che sarebbero, a detto dal tribunale, illegali?
Non resta che attendere in attesa di eventuali ribaltoni difensivi, prescrizioni, e quant’altro in fatto di diavolerie giuridiche.