A chi non piacerebbe rivivere nel passato almeno per un po’?    

Il passato è un sogno sfuggevole proprio come il futuro. Spesso visto come un periodo nel quale le cose andavano meglio e la vita era più semplice. Il passato ci distrae dalla verità del presente e dal dolore della realtà corrente ed è visto come qualcosa di bello, anche se è un luogo in cui non sarà mai più possibile accedere se non con l’immaginazione.

Tuttavia, al pari del futuro, anche il passato è una versione idealizzata di qualcosa che vorremmo accadesse in maniera diversa rispetto a quello che conosciamo come realtà presente.

 E’ necessario considerare che spesso i ricordi lontani non sono una versione affidabile del passato, ma piuttosto una combinazione di varie memorie, vari ricordi che si integrano e si mescolano insieme. Il tutto condito dalla rimozione delle emozioni negative e dalle situazioni meno gradevoli.

I ricordi ti fanno giudicare anche il presente in modo particolare e sicuramente i tifosi del Pescara avranno molto motivi per ricordare il passato e sperare che questo presente cambi al più presto.

Negli anni è capitato più volte di identificare un modulo di gioco con il nome di un allenatore ad esso fedele: il 3-5-2 di Conte, il 4-2-3-1 di Spalletti, il 4-4-2 di Sacchi  sono solo alcuni esempi.

Pescara ha conosciuto allenatori di grande spicco e i tifosi biancazzurri hanno fatto il palato al gioco vero del calcio.

Non voglio parlare di Piselli, Pizziolo, o di altri del passato più remoto, per non mettere in imbarazzo i meno giovani che nulla sanno di questi maestri del calcio pescarese.

Ma posso ricordare Giancarlo Cade', l'allenatore della mitica promozione in serie A della stagione '76-'77 della squadra biancazzurra, con il presidente Caldora. Il suo nome resterà per sempre legato alla città, al mondo dello sport fatto di tifo, competizione, solidarietà e umanità, il primo allenatore che regalò gioie immense al mondo del calcio e un periodo indimenticabile all'intero Abruzzo.

Come non pensare a Catuzzi, il primo in Italia a sperimentare un gioco nuovo, dinamitardo e dai connotati fluidi: è la zona totale, variante del calcio totale adottato da Rinus Michels. La tattica consiste nel costante dominio e pressing a zona di singoli giocatori sul portatore di palla avversario; il risultato è un calcio offensivo, costruito sul 4-3-3.

Un modulo, questo, assimilato e arricchito dalla fantasia di Galeone. Undici uomini, di cui due star: il pluri-blasonato brasiliano Junior e soprattutto il bosniaco Sliskovic. Un gioco spumeggiante fatto di cambi, di tagli, di incursioni dalle fasce... uno spettacolo puro.

E poi il mitico Zeman che esalta ancora di più il 4-3-3: un modulo semplice ma organizzato secondo una struttura dinamica ed efficace. Vediamo nel dettaglio i ruoli degli 11 interpreti del calcio zemaniano.
Il portiere di Zeman gioca molto lontano dai pali, così da poter essere un sicuro appoggio per i retropassaggi dei centrali in caso di pressing: deve perciò essere abile con i piedi e saper leggere molto bene il gioco avversario, trovandosi spesso in situazioni di inferiorità numerica difensiva. Il prototipo del portiere del calcio zemaniano è Francesco Mancini, affermatosi con Zemanlandia, ma che non seppe riproporsi ad alti livelli in altre piazze.
La difesa del 4-3-3 è disposta a semicerchio, con due difensori centrali molto alti per cercare il fuorigioco o comunque per tenere gli avversari lontani dalla porta. I terzini invece sono dei "fluidificanti" a cui è richiesta la capacità di correre come delle frecce sulle corsie laterali per costituire delle fonti di gioco offensivo.
La linea a 3 del centrocampo è composta da un playmaker centrale con abilità anche nell'interdizione (es. Ledesma) e due incursori che tamponino le azioni avversarie e si propongano con tagli tra la linea degli attaccanti ed i terzini.
La punta di diamante del modulo di Zeman è ovviamente il tridente offensivo. Ai tre attaccanti sono richiesti movimenti continui, in modo da non concedere punti di riferimento per la marcatura a difensori avversari. Le caratteristiche tecniche sono la rapidità ed una buona tecnica: gli esterni offensivi, in fase di non possesso hanno il compito di coprire fino a centrocampo. Non esiste un finalizzatore unico, ma il compito di concludere le azioni, a detta del neo-allenatore del Pescara "dipende dalla situazione che si crea in campo".

Con questi ricordi, che potrebbero interessare anche Rosati, Angelillo ed altri ancora, come fai non sentire una grande nostalgia del calcio biancazzurro che fu?

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