“A chi sa attendere, il tempo apre ogni porta” cita testualmente un proverbio cinese. Ma a noi tifosi del Pescara questa lunga attesa comincia a dare sui nervi. Soprattutto perché gli altri giocano si sistemano nella classifica e il Pescara quando sarà il momento di ricominciare si troverà a dover affrontare uno sforzo di otto partite in un mese dopo una lunga attesa di ben 13 giorni di pausa dalla vittoria con il Sestri Levante alla sfida interna al Gubbio del 2 ottobre.
Alle sei gare come da calendario originario, si devono aggiungere la sfida di Coppa Italia il 5 e il recupero del derby con il Pineto l’11.
Non potendo scrivere di calcio giocato mi diletto a fare delle riflessioni sui vari aspetti del calcio e della vita.
Oggi scrivo della pazienza, una virtù quasi dimenticata; oggigiorno non si riconosce più alcun valore alla pazienza, nonostante essa sia essenziale nei rapporti interpersonali e di grande efficacia nella quotidianità.
Nell’epoca della velocità e del “tutto e subito”, l’attesa è una delle condizioni vissute con maggior disagio.
È chiaro che ogni situazione è a sé, ovvero ci sono circostanze in cui il disagio è comprensibile poiché l’attesa è legata ad eventi drammatici e dolorosi, ma spesso si vivono con insofferenza anche momenti di routine quotidiana, come per esempio la non disponibilità dell’ Adriatico perché ospita gare di atletica leggera, in cui piuttosto che lasciarsi dominare dall’ansia e dal nervosismo, potrebbe essere utile approcciarsi a quella “pausa” in maniera diversa, cogliendola come un’opportunità per osservarsi, ascoltarsi e scoprire, delle volte, aspetti di sé che non saremmo riusciti a vedere in preda all’impazienza e all’agitazione.
In questi casi, appunto, il segreto sta proprio in questo: sfruttare il lungo periodo di attesa per recuperare qualche giocatore in ritardo di preparazione dare la possibilità ai nuovi di assimilare meglio il sistema di lavoro di Zeman. Fermarsi non vuol dire “non muoversi”, ma muoversi meglio, poiché anche un’attesa apparentemente fastidiosa può favorire una riflessione utile ad un nostro miglioramento.
Letteralmente, la pazienza è “la facoltà umana di rimandare la propria reazione alle avversità, mantenendo nei confronti dello stimolo un atteggiamento neutro.
Essere pazienti vuol dire quindi “saper aspettare”, attendere silenziosamente, ma in maniera attiva che la vita ci chiami a svolgere compiti per i quali abbiamo avuto il tempo di prepararci o a degli incontri significativi che richiedono di essere vissuti in profondità e con consapevolezza.
Al giorno d’oggi si è portati a credere che il tempo meriti di essere vissuto solo se adrenalinico: il rischio, in amore così come nella professione, è che tale velocità ci porti a compiere errori di valutazioni enormi.
Nella società attuale, la giusta percezione del tempo ha subìto un cambiamento radicale, portandoci ad essere più veloci e reattivi, costantemente proiettati al futuro, sempre ansiosi per delle scadenze in arrivo o per degli impegni da rispettare.
L’incapacità di attendere, a cui spesso fa seguito il continuo passare da un’esperienza all’atra, spesso cela un problema di fondo ossia la tendenza ad annoiarsi facilmente, riscontrabile, in genere, in ambiti diversi.
In questi giorni il mercante dei colli, furbastro di grande livello, ha saputo riempire il vuoto regalando “le sue omelie” a destra e a manca spiegando come lui abbia sempre accettato le critiche giuste, e se sono tali lo giudica solo lui. Ha ripercorsi gli anni della sua presidenza snocciolando tutti i successi che ha fatto registrare, come se la retrocessione in Serie C sia un successo... Si è soffermato a parlare bene di Zeman e di come sappia interagire con i giovani, dimenticandosi di tutte le volte che ha fatto letteralmente incazzare il “Grande Allenatore” che ha avuto, lui sì, la pazienza di aspettare come il classico cinese e si sta prendendo delle soddisfazioni personali che il mercante, invece, furbescamente, cerca di presentare come suo successo personale.
Che faccia di bronzo!
Comunque il 2 di ottobre sta per arrivare e si chiuderà questa lunga attesa e torneremo a parlare e scrivere di calcio giocato.