I pescaresi datati, parlando in dialetto, spesso usano questa espressione: ’Ns’affronta.
L'importanza del dialetto, sta nel fatto che è vicinissimo alla vita quotidiana e rappresenta una diversità di radici storiche, di culture, di esperienze umane che non deve in nessun modo essere disattesa. Il dialetto identifica fatti, luoghi, episodi, storia e tradizioni di un popolo.
“Non si affronta”, espressione che significa: “Non si guarda da quanto è brutto”.
Per colpa di mio padre, che da ragazzo mi faceva parlare sempre in “italiano” in casa e per abitudine (si sa che l’abitudine crea una seconda natura) mi esprimevo in lingua anche fuori di casa con i miei compagni di gioco e di studi, non sapevo come tradurre questa frase dialettale che ho ascoltato da chi stava raccontando l’exploit del presidente Sebastiani nel corso di una recentissima intervista quando si è espresso, parola più parola meno (non ho ascoltato direttamente l’intervista) affermando con tono duro e poco socievole: “Per lo stadio ci pensassero i tifosi degli striscioni, io mi faccio fuori perché non posso prendere degl’impegni a lunga scadenza.
Dicevo che avevo difficoltà a tradurre l’espressione dialettale e ho chiesto lumi a Ezio D’Anniballe che mi ha detto: “Si usa quest'espressione per definire una cosa pesante da sopportare”.
Quindi una espressione felice che ben chiarisce il rapporto Sebastiani tifoseria.
Un rapporto poco affascinante, pesante da sopportare, che porta allo scontro dialettico due realtà in contrapposizione, e le esperienze di questi ultimi tempi fanno pendere la bilancia a favore dei tifosi che da anni stanno subendo il poco lusinghiero atteggiamento di un presidente che spesso dà sfogo alle sue origini paesane dando esempi di come vada spesso fuori dalle righe chi ha poca diplomazia, molta arroganza e tanta supponenza.
In questo ultimo mese, nel corso delle sue omelie televisive, il presidente ha detto tutto nel modo peggiore puntando gli accenti soprattutto nella sua perentoria richiesta, rivolta ai tifosi che hanno esposto degli striscioni, di trovare loro un presidente che sia:
-più serio di lui,
-che sappia fare meglio di lui che è (a suo dire) il miglior presidente che il Pescara abbia mai avuto,
- ha ribadito, inoltre, che è sempre pronto a lasciare a chi lui, sempre lui, con un egocentrismo senza pari, riterrà degno di sostituirlo.
Un vecchio proverbio dice: una parola mal detta fa più danni di quanto si possa immaginare.
Il che significa, che è necessario riflettere prima di parlare.
Ma il nostro Sebastiani, quando ha davanti un microfono amico, retto dai soliti “reggi microfono”, non ha il senso della misura.
Le parole hanno un peso, ribadisco, ed è necessario esserne consapevoli quando le si scaglia contro lo spirito della tifoseria che sono anni che lo sopporta nelle sue estemporanee esibizioni di ruvido affabulatore.
Parla a vanvera, molto spesso, e dimentica le cose dette in precedenza per cui appare, senza volerlo, come un bugiardo patologico correndo il rischio di cadere nella mitomania che è una manifestazione psicopatologica caratterizzata dal ricorrente bisogno di distorcere la realtà, elaborando intenzionalmente scenari fittizi poco probabili.
Da ciò consegue la predisposizione a raccontare bugie allo scopo di:
-Nascondere agli altri le proprie debolezze;
-Proteggersi dal giudizio altrui;
-Accrescere la propria autostima;
-Suscitare ammirazione, stima nelle altre persone.
Altro atteggiamento ricorrente tra gli individui mitomani è la tendenza a esagerare e a vantarsi delle proprie capacità, prestazioni o esperienze. (Sono il miglior presidente...)
Nel tempo, l'abitudine a mentire, porta l'autore stesso a credere a quanto inventa.
E’ vero che Zeman è soltanto un uomo ed un bravissimo insegnante di calcio, quindi non uno che fa miracoli. Ma i tifosi sperano ardentemente che ci riesca quest’anno e riporti il Pescara in Serie B perché, nella prossima stagione, molto difficilmente sarà ripresentato dal “Migliore” alla guida della squadra, considerando che Zeman vorrà blindare dei giocatori che “il Migliore” avrebbe già in animo di vendere e che non gli comprerà quei tre - quattro giocatori che ha già in mente per fare una “formazione zemaniana”.
Quindi, in attesa di un miracolo, assisteremo, forse, ad una “battaglia degli striscioni”.