Il Procuratore Federale, espletata l’attività istruttoria in sede disciplinare ed esaminati gli atti del procedimento, ha deferito dinnanzi al Tribunale Federale Nazionale-Sezione Disciplinare alcune Società di serie A, B e C tra cui il Delfino Pescara 1936 a titolo di responsabilità propria, ai sensi dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, per avere contabilizzato nelle Relazioni finanziarie plusvalenze e diritti alle prestazioni dei calciatori per valori eccedenti quelli consentiti dai principi contabili in misura tale da incidere significativamente, per alcune delle predette Società, sui requisiti federali per il rilascio della Licenza Nazionale, violando in tal modo anche l’art. 31 comma 2 del Codice di Giustizia Sportiva.

Le stesse Società sono state deferite a titolo di responsabilità diretta, ai sensi dell’art. 6, comma 1, del Codice di Giustizia Sportiva, per gli atti e comportamenti posti in essere da propri soggetti apicali dotati di potere di rappresentanza e per responsabilità oggettiva, ai sensi dell’art. art. 6, comma 2, del Codice di Giustizia Sportiva, per gli atti e comportamenti posti in essere da soggetti apicali non dotati di poteri di rappresentanza.

Con le predette società sono state deferite anche 61 persone fisiche che a vario titolo hanno ricoperto l’incarico di consigliere di amministrazione o di dirigente dotato dei poteri di rappresentanza.

La Delfino Pescara 1936 Spa, dal suo canto, “Comunica di avere ricevuto dalla Procura Federale l’atto di deferimento relativo all’indagine sulle c.d. ‘Plusvalenze’. La società è certa di poter chiarire nelle sedi opportune ogni aspetto di interesse, sicura di aver sempre operato nel rispetto delle leggi statali e delle normative federali che disciplinano gli ambiti gestionali ed economici, nonché in conformità con le disposizioni regolamentari in materia di tesseramento e trasferimento dei calciatori”.

Al di là degli espedienti usati per celare la verità e che possono anche far comodo per alimentare la miopia, quel difetto visivo che consiste nella difficoltà di mettere a fuoco gli oggetti lontani, che pare abbia colpito alcuni commentatori sportivi, ufficiali e meno, difetto che potremmo anche accettare per quanto attiene la vista ma non per ciò che riguarda l’uso del cervello, ci chiediamo:

Come si fa a dichiarare di “aver sempre operato nel rispetto delle leggi statali e delle normative federali che disciplinano gli ambiti gestionali ed economici” se ci sono sentenze in corso della magistratura ordinaria e sportiva che dicono come dei bilanci siano stati dichiarati farlocchi e posti in essere solo per avere dei diritti a danno di altre società che, invece, hanno operato davvero nell’ambito delle leggi?

Quando il presidente dice, confermando la sua alterigia, che “Nessuno può insegnargli come si comprano e vendono i giocatori” sa bene che alcune operazioni sono evidentemente fuori registro e degne di indagine soprattutto per ciò che attiene il suo ambiguo rapporto con il settore dei procuratori sportivi.

Il tutto, quindi, farebbe chiedere al presidente Sebastiani un atteggiamento più collaborativo e meno stizzoso per non dover perdere, come dicono i paesani, “pezze e unguento”.

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