La locuzione latina “redde rationem”, tradotta letteralmente, significa rendi conto, resa dei conti, giudizio finale. Ed è quello che sta accadendo a Daniele Sebastiani.

Il Tribunale, con 3 sentenze diverse, ha dato ragione all’ex Amministratore Delegato Danilo Iannascoli ed ha dichiarato nulli i bilanci del 2015, 2016 e 2017”.
Quale ripercussioni avranno le sentenze sulla stabilità economica societaria e sul versante sportivo?

Per lungo tempo, soprattutto in Italia, socio unico di riferimento è stato il presidente – mecenate, interessato quasi esclusivamente alla vittoria sportiva; con l’introduzione della finalità lucrativa soggettiva e delle regole del Financial Fair Play, la figura sta lentamente scomparendo, lasciando il passo a gruppi industriali e finanziari che vedono il calcio come un vero e proprio business.

E da questo è nato tutto un altro modo di gestire il calcio e di procurarsi i mezzi per garantirsi un equilibrio finanziario che è garantito da un’adeguata composizione delle forme di finanziamento. La società ben amministrata, ma non a chiacchiere come fatto dal nostro “ingegnere finanziario (sic). la società non dovrebbe ricorrere in misura eccessiva all’indebitamento, né essere troppo dipendente dalle
risorse di un unico proprietario, e dovrebbe sfruttare tutte le potenziali aree di ricavo (cessione dei diritti di trasmissione degli eventi, sponsorizzazioni, accordi pubblicitari, valorizzazione del brand, merchandising, vendita dei biglietti, incassi da stadio di proprietà).

Invece l’ineffabile Sebastiani aveva scoperto il segreto dell’acqua calda utilizzando gli effetti positivi derivanti dalla cessione dei calciatori per mascherare una situazione reddituale precaria. Non si tratta solo di espedienti contabili, ma di vere e proprie politiche gestionali, spesso al limite della liceità e molto spesso suscettibili di interventi della Magistratura sportiva e ordinaria.

Inoltre Sebastiani, dopo aver fatto ricorso alle plusvalenze fittizie (che ricordiamo sono una truffa), da non confondere con le plusvalenze reali, che sono un sano modo di gestire acquisti e vendite, avrebbe redatto i bilanci a suo uso e consumo, come dichiarato dal Tribunale dell’Aquila, oggi.

Ricordiamo che in un’altra occasione, un altro Giudice, aveva asserito che gli errori c’erano stati ma erano poi stati sistemati in date successive, facendo sorridere tutta l’Italia, accrescendo l’egocentrismo di chi pensava di cavarsela a buon mercato e che, invece, dovrà rispondere seriamente di questo tentativo illegale e la preoccupazione tangibile dei tifosi è di sapere chi pagherà?

Solo Sebastiani? Sebastiani e il Pescara?
Per la società, la mancanza di un bilancio regolarmente approvato, può comportare diverse conseguenze anche da un punto di vista fiscale.

Ho passato un intero pomeriggio a parlare con funzionari Covisoc e FIGC il risultato è che nemmeno loro sanno cosa succederà da marzo in poi perché non è mai accaduto un fatto similare.

A rigor di logica dovrebbero deferire il Pescara e portarlo a processo.

Dovrebbero capire cosa faranno altri club danneggiati dal falso.

Il problema da risolvere è il grado di responsabilità della stessa Covisoc che non può materialmente guardare tutte le scritture contabili ma che è responsabile di dare il pass a chi non ne avrebbe diritto.

 A questo punto il Pescara rischia di tirarsi a fondo la FIGC se i club coinvolti in quegli anni chiedessero i danni. Il che porterebbe la FIGC a sganciarsi dal Pescara e punirlo.

Insomma, da qualsiasi punto guardi il problema, ciò che ha fatto Sebastiani è fuori della “grazia di Dio”.

La speranza dei tifosi è che, intervenendo subito e nei modi legali possibili, si possa chiedere il fallimento pilotato della società, salvare il titolo sportivo e che un altro gruppo subentri per gestire con sistemi diversi il Pescara in C e riportarlo in avanti.

Se invece la Covisoc e la FIGC “mazzolano” il Pescara, può succedere di tutto.

Grazie Sebastiani, proprio vero, la presunzione partì a cavallo e tornò a piedi.

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