Come si vince un campionato? Scegliendo un allenatore di categoria che offra garanzie, interagendo con l’ambiente e capendone le sfaccettature, evitando di cercare il consenso “esterno” e concentrandosi su quello “interno” e cioè di chi ti circonda quotidianamente, costruendo una squadra all’altezza, mettendo a disposizione del tecnico i giocatori che gli servono, mettendo sul piatto un budget adeguato.

Il Ferguson collinare ha preso bene Zeman ma non gli ha costruito una squadra all’altezza. Infatti, analizzando la rosa e, soprattutto, i risultati fatti registrare nel corso di queste 36 partite, possiamo ben dire che all’inizio, con una preparazione fisica “anticipata” in modo che la squadra partisse a spron battuto e potesse conquistare punti preziosi nella fase in cui le squadre che puntano alla vittoria finale cominciano lentamente.

Ma il rapporto di Zeman, lo sanno tutti, è stato sempre conflittuale con il Ferguson di casa nostra, e ci siamo ritrovati a dover avere il solito balletto di tre allenatori in un campionato.

Ma vediamo settore per settore.

Nel ruolo di portiere abbiamo avuto uno dei migliori della serie C, Alessandro Plizzari, che in più di una occasione ha consentito al Pescara di salvare il risultato con degli interventi di grosso spessore fisico e tecnico. Unica sbavatura nelle sue prestazioni qualche incertezza nelle uscite alte.

Passando al settore difensivo si sono alternati i vari Floriani, Brosco, Pellacani, Di Pasquale, Milani, Mesik, Pierno... senza riuscire a trovare un quartetto fisso che desse le opportune garanzie e il risultato è stato che in 36 partite abbiamo subito la bellezza di 52 reti che sono un disastro per una squadra che voleva puntare al successo finale.

La linea difensiva è un componente chiave del successo di una squadra di calcio. I difensori devono lavorare insieme per proteggere l'obiettivo, recuperare la palla e partecipare al gioco offensivo quando necessario. Una linea difensiva solida è essenziale per il successo in campo.

Quindi la nostra linea difensiva non è stata all’altezza del suo compito.

Colpa dei giocatori?

No. Essi hanno dato tutto ciò che potevano dare, semmai le scelte del mercato non sono state ottimali.

Tutti riconosciamo il fatto che a centrocampo, in massima parte, si decidono le partite. In quella porzione del terreno di gioco si delineano le manovre, i movimenti, i ritmi, i disegni tattici e, lì, si esaltano e diventano protagonisti le varie tipologie di centrocampista. Questi elementi devono possedere requisiti particolari, oltre a qualità caratteriali quali aggressività, tenacia, spirito di sacrificio e, soprattutto, una spiccata personalità. Sul piano tattico i compiti del centrocampista si possono riassumere:
Nella capacità di muoversi in aiuto ai compagni; nel saper orientare il gioco attraverso scelte mirate;
nell’interpretare la fase difensiva in modo funzionale al tipo di calcio che l’allenatore intende proporre, soffocando, con i tempi giusti, l’azione offensiva avversaria.

Inoltre, riconquistata palla, questi calciatori devono trovare veloci ripartenze, anche con inserimenti tempestivi oppure consolidare il possesso, se serve.

Facile capire che  i compiti dei centrocampisti non si differenziano molto da quelle di una linea difensiva. La vera differenza è nel non usufruire della “tattica del fuorigioco”, ma le uscite, le coperture, le diagonali sono del tutto simili a quelle dei difensori. In più i componenti del reparto mediano possono sfruttare, a loro vantaggio, una maggior aggressività, una capacità superiore di pressione in quanto, anche il fallo, non sarà così pericoloso esercitare pressione, temporeggiare, affrontare l’avversario in possesso, rallentare l’azione in caso di transizione, raddoppiare da dietro gli attaccanti avversari. Oltre a inserirsi nella linea di difesa per dare equilibrio, e a lavorare sull’intercetto. I due esterni, sintetizzando, non devono mai farsi superare da un avversario con o senza palla e formare con i compagni (esterno basso e centrocampista centrale) una catena che operi in sintonia sulle corsie, attuando pressione, pressing, raddoppi, densità in zona della palla e smarcamenti per andare al cross.

Detto questo il Pescara ha utilizzato a centrocampo diversi elementi senza mai riuscire a trovare la “quadra” giusta.

I vari Tunjov, Squizzato, Aloi, Dagasso, Franchini, De Marco, Capone... non sono mai riusciti a dare le sicurezze necessarie e sono in parte colpevoli della mancata forza difensiva della squadra non facendo il giusto filtro a centrocampo.

Anche qui è colpevole il mercato fatto in estate per non dire poi della inutilità dei movimenti fatti nel mercato invernale.

Vediamo, ora, il settore dell’attacco.

L'attaccante è uno dei giocatori più importanti del campo, dato che La sua capacità di segnare gol può avere un grande impatto sul risultato finale Del gioco. Un attaccante efficace può cambiare il corso di una partita con un singolo gioco, il che significa che le squadre spesso dipendono in gran parte dalla capacità dei loro attaccanti di segnare gol e vincere le partite.

La mancanza di un attaccante efficace può essere particolarmente dannosa per una squadra. 

In breve, un buon attaccante deve avere una combinazione di capacità tecniche, creatività, lavoro di squadra, movimento e anticipazione essere efficace nel campo di gioco. Un attaccante forte e di talento può essere la chiave per il successo di una squadra nel calcio.

In questo settore abbiamo avuto le cose migliori se consideriamo i 57 gol fatti.

Tra gli attaccanti è emersa la figura di Merola che si è ritagliato una grossa fetta del successo in attacco dei biancazzurri. Ma anche qui dobbiamo registrare l’errore fatto di lasciare andare via un attaccante come Lescano e non aver saputo trovare chi lo sostituisse, come caratteristiche, visto che quelli utilizzati non sono stati sempre esaltanti.

I vari Merola, in primis e poi Accornero, Cangiano, Cuppone, Vergani, Sasanelli etc.… hanno comunque rappresentato con i numeri una realtà che, però, non è bastata a farci vincere il campionato ma solo ad avere, al momento, un sesto posto da cui partire per i play off.

Questa la realtà odierna.

Il futuro?

Tutto nelle mani di Cascione e dei suoi ragazzi che sono chiamati a fare il miracolo e parare il culo al Ferguson collinare.

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